INCENDIO A CASCINE DI BUTI – E’ l’ora di far rispettare le regole

L'Eco del Monte e del Padule 24 Settembre 2012 0

Il rogo di ieri sera nelle campagne di Cascine. Le fiamme si potevano scorgere fin da Quattro Strade di Bientina.

Forse è veramente l’ora di correre ai ripari e di far rispettare quelle regole (che già ci sono) atte a far sì che simili episodi non accadano più.

L’incendio divampato nella serata di ieri nei pressi del laghetto per la pesca sportiva a Cascine di Buti (adiacente al Ristorante “La Veletta”) riporta d’attualità un tema annoso e di difficile soluzione: la FACILONERIA con la quale tanti, troppi diretti interessati approntano abbruciamenti in campagna, convinti che le fiamme possano autogovernarsi anche in assenza di qualcuno che le controlli. Niente di più sbagliato.

Sono innumerevoli i casi in cui i roghi appiccati “per bruciare le stoppie” sono sfuggiti al controllo dell’uomo causando danni al di fuori delle immaginabili conseguenze. Ieri è andata bene. L’unico danneggiato è stato il proprietario della struttura (precaria e fuorilegge, in quanto assemblata con materiali di recupero costituiti del famigerato Eternit, contenente amianto). La particolare conformazione della zona interessata, isolata e lontana almeno 300/400 metri dall’abitazione più vicina, hanno fatto sì che la situazione non sfuggisse più di tanto al controllo. Anche e soprattutto grazie alla tempestività con cui un privato cittadino (che passava dalla zona per caso) ha avvertito i Vigili del Fuoco dello svilupparsi delle fiamme. Il responsabile si era già eclissato, probabilmente convinto (a torto) che le “stoppie” bruciassero da sole senza espandersi nelle vicinanze, oppure (ipotesi ben più grave) perchè consapevole di non riuscire a domare le fiamme e preoccupato delle possibili conseguenze penali contro la sua persona (abbruciamento non denunciato, edificazione di una struttura abusiva, contravvenzione di ogni possibile forma di tutela ambientale nella costruzione della stessa avendo usato materiali “proibitissimi”).

Per quanto ancora saranno tollerate simili oscenità ???

E se le fiamme fossero state appiccate nei dintorni di una zona abitata ???

Non ci scordiamo che costruzioni simili (spesso frutto dell’ignoranza del costruttore in materia di rispetto dell’ambiente), sono diffusissime nelle nostre campagne. Forse sarebbe il caso di compier e un censimento di questi “ciglieri” raffazzonati e di aver cura del loro proliferare ?

Controllare che cosa combinano i suddetti agricoltori “improvvisati” nei loro orti di fortuna, dove (lo scriviamo per esperienza diretta) spesso e volentieri è contravvenuta ogni più basilare regola di sicurezza ambientale e di igiene nella coltivazione ?

Non ci vorrebbe poi tanto, tutti sanno dove trovare questi “capanni” (mica scappano…), tutti sanno chi sono i tenutari dei suddetti campi… Non vogliamo biasimare o condannare il proseguimento di quella che ormai è una sorta di “istituzione” e tradizione locale (chi non ha avuto, se non direttamente, almeno un parente o un amico che aveva il “campo”..?), ma le regole se ci sono, devono essere rispettate. Soprattutto quando ne può andare di mezzo la sicurezza o la salute (propria e altrui…).

FdV

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