PERUGIA – PISA = 1 – 2 / Il commento alla trasferta trionfale dei nerazzurri

L'Eco del Monte e del Padule 29 Settembre 2012 0


I nerazzurri tornano dall’Umbria con 3 punti insperati ma meritatissimi dopo una partita splendida, combattutissima per 97 minuti. Perez e Favasuli regalano a Pane il primo successo esterno della stagione dopo una gara che ha confermato come l’attacco del Pisa sia il più prolifico del girone, segnando altre due reti sul campo della capolista.
Il Pisa si merita la vittoria per aver impostato una gara spavalda ed aver accettato la sfida del Perugia nel giocarsela a viso aperto. In questo modo, anche con l’aiuto della buona sorte, sono state superate le consuete difficoltà difensive, emerse anche al Curi.
Il Pisa ha provato sempre a giocarsela, come testimonia il primo goal di Leo Perez, imbeccato splendidamente da una verticalizzazione di un rigenerato Filippo Fondi (in crescita dopo la brutta prova di Gubbio). Il Perugia ha poi preso il comando delle operazioni fino al pareggio del gioiellino Politano e facendo sbandare più volte la retroguardia nerazzurra.
In mezzo però c’è un Pisa che ad ogni pallone recuperato riparte con ordine e buon sostegno, facendo emergere che anche la difesa del Perugia va in difficoltà appena messa sotto pressione.
La riprova puntuale arriva a metà secondo tempo, dopo che Ciofani sbaglia il più facile dei tap-in a tre metri da Sepe. Corre il 63° minuto quando su un angolo di Mingazzini la difesa del Perugia combina una serie di arrosti fino ad un comico fallo di mano commesso in uscita dall’area di rigore. Rigore sacrosanto come quello negato a Buscè al 45° del primo tempo (a testimonianza della continua pericolosità dei nerazzurri).
Ciccio Favasuli si conferma cecchino infallibile dal dischetto e trasforma il terzo rigore stagionale. Finale da brividi con il Perugia all’arma bianca ma con un solo vero clamoroso pericolo quando Fabinho alza da due metri poiché arriva scoordinato sulla palla. Sette minuti di recupero fanno dimagrire i tifosi nerazzurri presenti al Curi e davanti agli schermi ma al triplice fischio c’è la consapevolezza che se questa non è un’impresa poco ci manca.

Giuseppe Grigò

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