LA RISCOSSA DELL’ARTIGIANATO. UN ESEMPIO DA BIENTINA

L'Eco del Monte e del Padule 31 Ottobre 2012 0
LA RISCOSSA DELL’ARTIGIANATO. UN ESEMPIO DA BIENTINA

A Bientina c’è un tesoro che nessuno conosce. Un tesoro di esperienze, di antica manualità e di vecchie nozioni, tramandato di padre in figlio, da maestro ad allievo, come nella miglior tradizione. In via Pacini 56 si trova il laboratorio di Sara Conticelli, una giovane e abile artista che, pur affacciatasi al settore della ceramica fin da adolescente, non giustifica dall’aspetto fresco e sbarazzino l’abilità necessaria a realizzare piccoli capolavori come quelli che ci ha mostrato. Ma il segreto c’è, e si chiama Renato, Papà di Sara. Valente ed esperto artigiano (oltre mezzo secolo di esperienza), ha trasmesso alla figlia quanto più possibile della sua arte. Renato si è formato presso le scuole di ceramica che hanno sede nella zona di Montelupo. “Ho iniziato nel 1959 frequentando la Scuola d’arte di Lastra a Signa” esordisce nel riassumere la sua storia professionale “e ho sempre fatto quello per cui nutro una sincera vocazione e per cui la Natura mi ha voluto dotare di talento.” Rammenta i tempi eroici in cui si studiava sul banco di lavoro e si accumulavano esperienze sul campo anche a rischio di maneggiare materiali oggi banditi: pigmenti a base di piombo in primis. “Certo, dannosi per la salute, ma capaci di donare sfumature di colore oggi irripetibili” ci conferma Renato. E Sara concorda: “Babbo si è anche “beccato” intossicazioni non lievi, ma certe tonalità calde e avvolgenti, i prodotti odierni – a base di boro o silicio – non le replicano più”. Ma la nostalgia di Renato non si limita a questo: “La vita della bottega è forse la vera chiave di lettura tradurre perchè un lavoro come questo ormai stia scomparendo. La nobiltà dell’apprendistato – senza voler accostare al nostro lavoro illustri glorie toscane che pur hanno mosso i primi passi verso l’immortalità proprio a bottega (Leonardo, Michelangelo, Cellini…) – non viene più compresa. Ed i risultati si vedono: lo stupore e la soddisfazione che si leggono negli occhi dei clienti allorchè vedono realizzati i nostri lavori non hanno prezzo. Sono sempre convinto che valga la pena passare delle notti davanti al forno a controllare le fasi di cottura per ottenere il meglio. La tecnologia ci ha dato una bella mano (programmi per i tempi di cottura e gli impasti dei colori NDA), ma io mi fido di più del mio “mestiere”…”. Ed anche Sara dimostra di pensarla così quando confida: “L’80% del lavoro ci viene commissionato da aziende esterne, ma sarebbe un sogno trasformare il laboratorio in una fucina di lavori personalizzati, più artistici e gratificanti.

Renato Conticelli e la figlia Sara al lavoro nel loro laboratorio di Via Pacini a Bientina

E’ un desiderio che cozza con i fabbisogni materiali di ogni giorno, ma sognare non costa niente…”. Renato ha un altro sogno nel cassetto: “Talvolta penso alle generazioni che hanno perso i valori del lavoro manuale: possibile che nessuno abbia voglia di investire per i giovani che lamentano sempre più mancanza assoluta di sbocchi professionali ? Metter su una bottega come quelle di una volta ? Impossibile con i tempi che corrono, ma con un piccolo supporto esterno… Io sono qui.” Una scommessa che potrebbe rivelarsi vincente, una sfida che qualcuno dovrà raccogliere…

Francesco De Victoriis

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