LIVORNO – PISA = 2 – 4 . Ma sono le Signore a imporsi nella Coppa Toscana di C

L'Eco del Monte e del Padule 16 Ottobre 2012 0
LIVORNO – PISA = 2 – 4 . Ma sono le Signore a imporsi nella Coppa Toscana di C

Il drive-in di Rombolino, dove si oltrepassa il casotto della biglietteria con l’automobile o in scooter e si parcheggia ai due lati della tribuna, ha solo posti in piedi.

Cinquanta metri più in là c’è il posteggio di un cinema vero, ma nella domenica senza serie A, il derby Metro Goldwin Mayer contro Federcalcio premia il live che va in scena su uno di quei campi con la residenza nell’isola senza tempo, dove l’orologio sembra non girare da trent’anni.

 

Qualche ciuffo d’erba su un rettangolo di terra e polvere, gli spogliatoi e gli uffici ricavati in baracche e container, una vecchia Fiat Uno senza tettuccio parcheggiata dietro una porta e usata per pareggiare il terreno prima di ogni gara, reti watusse ai lati che però sembrano mignon davanti alla raffica di palombelle e pallonate al cielo che saltano sempre oltre l’asticella, e un dirigente che di lavoro fa solo il cacciatore di palloni, ora di qua, lungo la ferrovia, ora di là, dentro al fossato.

Nei saloni del The Space, proprio qualche passo più in là del fosso, il leone ruggisce per l’inizio dello show, nel drive-in del Rombolino le porte degli spogliatoi si spalancano e il mistero di questo parcheggio pieno come nessuno si aspettava e di questa tribunetta “sold-out” è presto svelato. Undici donne vestite di nerazzurro, la croce pisana sul petto, e undici ragazzine vestite d’amaranto, amaranto con bande giallo-oro. E’ il derby. Il derby rosa di Coppa Toscana. Ma non un derby qualunque, è Livorno-Pisa.

«Signore in campo», dice col piglio dell’arbitro di tennis, il fischietto fiorentino che in extremis ha sostituito il piombinese, solo d’adozione come suggerisce il nome, Mohamed Abdel Hay Hammad, primo designato per l’incontro. Sorride ma non sa ancora che lo aspetteranno rigori, espulsioni, contestazioni e che un tifoso amaranto gli proporrà addirittura di fare da ragù per la sua cena.

Le signore, la maggiorparte signorine se non altro per l’età media, under 20 quelle livornesi, un po’ più stagionate quelle pisane, scendono in campo, e che nessuno avrà voglia di fare warm up ai tacchetti in vista del campionato di serie C che inizierà tra sette giorni lo si capisce prima ancora che si accenda il semaforo verde. «Voi un’iniziate a stressa’ che si ’omincia male», urla la numero otto amaranto puntando il dito verso la tribuna mentre si infila la maglia dentro ai calzoni e si sistema il cerchietto sulla testa che insieme a un laccino intorno alla coda dovrà rendere più aerodinamiche le sue folate in attacco. La numero otto all’anagrafe si chiama Mastalli, Giulia Mastalli. «Nipote di Ennio Mastalli, 53 presenze nel Bologna in serie A e una carriera tra Monza, Varese, Catania e Cremonese tra gli anni Settanta e Ottanta», puntualizza Paolo Rizzini, sull’organigramma societario responsabile del settore giovanile del Livorno Calcio Femminile, la domenica uomo cacciatore di palloni, nella vita babbo della numero 15 amaranto Alessia Rizzini, in concreto l’uomo che sa tutto del pallone rosa di casa nostra.

«Buon sangue non mente, vedrai», profetizza Rizzini. E ci piglia in pieno. Passano 11 minuti e la nipote Mastalli dopo aver sfiorato il gol su punizione, s’infila in area, aggancia un batti e ribatti, e imita zio Mastalli mettendola nel sacco. Livorno 1, Pisa 0. La tribuna che aveva preso alla lettera il messaggio antistress, esulta, Laura Sonatori, con la sua felpa bianca e rossa e la grande scritta “Pisa” sul petto e “mister” sulle spalle, digrigna i denti, mentre la Mastalli corre verso la sua panchina col dito puntato verso l’allenatore Walter Parigi e l’abbraccia.

«E pensare che questa settimana Giulia s’è allenata una volta sola», commenta Rizzini. Lei una, le sue compagne tre, come prevede il programma standard. Martedì, mercoledì e venerdì, sempre in notturna. L’illuminazione al Rombolino è quella che è, qualche lampione che permette l’uso del campo la sera, ma solo per gli allenamenti. «Sapeste come l’abbiamo trovato tre anni fa quando ci siamo trasferiti qui – continua Rizzini -. Un cannetto alto tre metri, negli spogliatoi ci vivevano tre senza tetto. Avevano venduto anche il polmone della caldaia in ghisa». Qui un tempo giocava una società leggendaria per il calcio livornese e toscano, il Rombolino, fondato e guidato da un presidente altrettanto leggendario, Damiano Galbo, personaggio al confine tra Anconetani e un Costantino Rozzi di Seconda Categoria. «Ma finito il Rombolino il campo era stato abbandonato e su questa superficie doveva nascere un palazzo destinato alle famiglie delle guardie penitenziarie. Dopo la tragedia di Viareggio fu imposto lo stop al progetto per la troppa vicinanza con la ferrovia». E così il terreno venne affidato al Livorno Femminile.

Rizzini narra mentre la partita s’anima. E’ il 35’ e la pisana Marchi si trova face to face col portiere amaranto Puccetti. Sapesse che la Puccetti il portiere l’ha fatto una volta sola in vita sua perché in realtà è un centrocampista e si trova tra i pali perché le portiere titolari sono entrambe infortunate, forse ci penserebbe due volte prima di tentare il tiro al volo e svirgolare di stinco. E invece mister Parigi ha giocato d’astuzia e ha sfruttato l’unica carta a disposizione per evitare la raffica di tentativi verso la porta amaranto e presumibilmente la raffica di gol: visto che qui si conoscono tutte ha infilato tra i pali l’unico giocatore che a Pisa non conoscevano e che proveniva dal calcio a cinque. E per i primi 45 minuti la soluzione funziona, perché di tiri verso la rete amaranto non ce n’è neppure l’ombra. Suona la campanella dell’intervallo e le quattro pareti in plastica dello spogliatoio del Pisa tremano come se il cielo nero che si vede su Montenero sparasse tuoni e fulmini mentre la Mastalli nel recinto divora due bustine di Eridania per darsi la carica. Lo zucchero è pieno di vita e si vede. E così la saetta anziché nerazzurra è di nuovo amaranto: il Pisa si sbilancia in avanti e Mastalli in contropiede raddoppia con un pallonetto calibrato con la precisione di un ingegnere. Livorno 2, Pisa 0. Partita in cassaforte? Macché. Mai dire mai nel calcio, figuriamoci in un derby. Le nerazzurre pisane tirano fuori l’orgoglio, passano 5’ e Bonelli accorcia le distanze approfittando di una mischia in area. «Altri 25 minuti così e si mòre», borbotta la numero 10 Mantovani mentre si avvia in anticipo verso la doccia. E c’azzecca ancor meglio del Rizzini. In 25’ sul derby precipita un diluvio che ribalta la partita: Sparapani su rigore fa 2-2, la centrale Campanile viene espulsa, Biancalani mette la freccia e firma il sorpasso pisano e Bonelli con un tiro al volo in acrobazia pone il sigillo del 2-4. Il nome di Pisa è salvo. Prendete e portate a casa, anzi le quattro “pappine”, per questa volta, ve le abbiamo recapitate direttamente.

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