In Italia il tema è di stretta attualità, ma anche all’estero hanno i loro bravi problemi nel tenere sotto controllo la corruzione ai più alti livelli della politica. Il problema non è solo italiano, se è vero che un ministro indiano è finito nell’occhio del ciclone alcune settimane fa per quella che a voler essere benevoli è una clamorosa gaffe.
Shivpal Singh Yadav
, delegato all’edilizia nello stato dell’Uttar Pradesh, in India, avrebbe infatti detto ad un’assemblea con i dipendenti pubblici che “se uno lavora duramente, va bene che rubi un poco, ma non bisogna comportarsi come banditi”: una legittimazione di tangenti e peculato, apparentemente, purché in modica quantità.
Prevedibilmente sdegnata la reazione delle opposizioni politiche e delle forze sociali, che hanno duramente criticato le parole del ministro locale. Nessuno però ha pensato di chiedere le dimissioni del disinvolto personaggio, che si trova tuttora al suo posto, a dimostrazione del fatto che la grande nazione indiana deve ancora percorrere parecchia strada prima di poter ambire seriamente ad un ruolo di rilievo sulla scena internazionale.
Yadav ha inizialmente lamentato che i giornalisti non avevano diritto di essere all’incontro con i dipendenti pubblici, ma alla fine ha ceduto alle pressioni ed ha chiesto scusa per le sue parole, che però secondo lui “erano state riportate fuori contesto”, protestando anche per quello che a suo parere è un accanimento della stampa nei suoi confronti.
E questo sarebbe accanimento ? Provi a fare un giro qua da noi, che di accanimenti mediatici ne respiriamo assai almeno dal 1994…!!!
