Ci pregiamo nuovamente di sottoporre all’attenzione dei lettori de “L’Eco” la presentazione di un libro che ci ha colpito non tanto per la materia trattata (pur golosi e ghiotti la nostra parte…) quanto per l’esegesi di questo particolare “manuale”. Di seguito la sinossi gentilmente fornitaci dall’editore (Edizioni ETS Pisa):
Siamo pieni di libri di cucina, di ricette, di cultura del cibo. Le ricette dei chimici, delle modelle, dei giornalisti, dei cuochi rinomati.Però di sicuro non avete nelle vostre cucine un ricettario pensato e preparato in un luogo singolare: il carcere. Alcuni detenuti del carcere don Bosco di Pisa, insieme alla cura e collaborazione appassionate di Giovanna Baldini, volontaria dell’associazione Controluce, si raccontano in un libro che non è solo un libro. “Ricette al fresco. Gli 85 modi per cucinare ne
l carcere di Pisa” (Edizioni ETS) è l’esempio tangibile di vivere una dimensione ristretta come il carcere senza dimenticare i gesti comuni, conviviali, quotidiani come cucinare. Anche in carcere si può mangiar bene se la creatività, la collaborazione, il gusto hanno modo di esprimersi.A dirlo sono proprio i detenuti che qui mettono insieme le loro ricette. C’è la frittata fantasia di Samuela, le linguine a modo mio di Vito, la torta miracolosa di Giusy: arrangiandosi con poco, in un enorme sforzo per superare le ristrettezze e la condizione di privazioni di una vita dietro le sbarre. Dove ristrettezza significa anche mangiare senza posate di metallo, chiedere le autorizzazioni scritte per farsi fare la spesa all’esterno, dove non c’è nulla che somigli ad una cucina, a un forno, a un bicchiere di vetro. Eppure, attraverso il cibo, il gusto, il piacere del palato si riesce a costruire una piccola via di fuga. Inventare e governare i sapori è sapere, è una forma di conoscenza, è una scheggia di libertà.
Tutto questo, in uno spirito di collaborazione fra volontari dell’associazione Controluce, detenuti, personale del carcere, educatori, e, non ultimo, il direttore del carcere di Pisa, Fabio Prestopino, senza la cui sensibilità e dedizione il libro non sarebbe stato possibile. Così come hanno contribuito alla riuscita del volume tutte le anime del carcere di Pisa: gli operatori, gli amministrativi, la Polizia penitenziaria, i volontari. Non si sottraggono a questo spirito le Edizioni Ets che destineranno parte dei proventi della vendita del libro a favore dell’acquisto di beni o generi di largo consumo sia per il personale che per i detenuti. Un piccolo segnale per cercare di migliorare la vita quotidiana in carcere. |