E’ USCITO “VESTITI LEGGERI”, ULTIMO ALBUM DEI “GATTI MEZZI”. DOMANI IN CONCERTO A CASCINA (TEATRO POLITEAMA)

L'Eco del Monte e del Padule 27 Aprile 2013 0
E’ USCITO “VESTITI LEGGERI”, ULTIMO ALBUM DEI “GATTI MEZZI”. DOMANI IN CONCERTO A CASCINA (TEATRO POLITEAMA)

Il nuovo lavoro in studio dei Gatti Mézzi (l’irresistibile gruppo pisano fino al midollo, tanto caratteristico quanto apprezzabile dal punto di vista puramente musicale, con uno stile musicale che spazia dal jazz allo swing, con incursioni nei generi più disparati) si intitola «VESTITI Leggeri», ed è stato presentato in anteprima via etere il 19 aprile scorso. Ufficialmente nei negozi da lunedì 22, illustrato dagli stessi autori ed interpreti il giorno successivo all’ IBS Bookshop di Firenze, VESTITI LEGGERI è anche già stato suonato dal vivo al Teatro Politeama di Prato nella serata di ieri 26 aprile, ma domani sera domenica 28 APRILE, finalmente, i GATTI MEZZI TORNANO A CASA, con il concerto al teatro Politeama di Cascina (ore 21:00).

 

Alla Città del Teatro di Cascina, anche i conterranei potranno finalmente godere delle note di Tommaso Novi (tastiere, fischio e voce), Francesco Bottai (chitarra e voce), Mirco Cappecchi (contrabbasso e cori), e Matteo Consani alla batteria.

“VESTITI LEGGERI” inteso naturalmente nell’accezione vernacolare del termine, che assume il significato di avverbio piuttosto che di attributo (vestiti leggermente), proprio perchè:

“Non ci siamo coperti e siamo usciti allo scoperto con un disco che è una confessione. Ma non di peccati; non c’è vergona, non c’è remissione. E’ una confidenza intima, di quelle che fai un po’ briào ar tu’ migliore amico. Gli esterni un po’ di paure.
La paura di impazzire, la paura di perdere tutto, anche la casa, la paura di non sapere più cos’è di preciso l’amore, la paura di dimenticarsi un padre che fu, e quella di veder cambiare il posto che ami di più al mondo. Si parla tanto di donne, nel bene e nel male, ma senza fare sconti cavallereschi.
E’ anche il tentativo di approfondire in maniera leggera le dinamiche impazzite del linguaggio e dell’espressione che è sempre meno propria nell’era dei social network, dove si copiano e s’incollano citazioni precompilate.
Di sicuro è un disco con due piccolo bimbi, Bianca e Furio.
Due creature cantate fra le preoccupazioni e le promesse di due babbi ganzissimi.”

 

 

Di seguito un estratto dall’intervista rilasciata alla Nazione;


Tommaso, avete raccontato il vostro album a Milano e Firenze e poi la prima a Prato. Come mai “du’ pisanacci” come voi hanno fatto questa scelta?
«Non è stata una scelta calcolata. Se devo essere sincero i fiorentini si sono mossi prima e con molta più energia».
Ma almeno il dialetto pisano non lo avete tradito?
«Deh, un’evoluzione naturale ci sta. Abbiamo cercato di aprirci a un pubblico più ampio. Dovevamo riuscire a farci capire un po’ da tutti così non abbandonando del tutto il dialetto abbiamo optato per un toscano più soft».
Parlando di evoluzione, ci sono stati altri cambiamenti nel vostro modo di fare musica?
«Sì certo. Ci siamo aperti a “un bordello” di gente. Ora sul palco non siamo più solo noi. Ci affiancano quattro archi, due fiati, e un vibrafono. Inoltre in una canzone, “Fame”, collabora con noi Dario Brunori della Brunori sas. Ci siamo conosciuti quasi per caso grazie a quella che oggi, dopo un lungo corteggiamento invernale, è la nostra etichetta discografica cioè la Picicca. E’ stata un’esperienza fantastica, una gran voce».
Ci sveli altre novità?
«Basta sentre i testi. Abbiamo smesso di guardarci intorno per Pisa e ci siamo messi a vedere in casa nostra. Parliamo di noi, le nostre esperienze personali, le avventure con le “bimbotte”. Insomma abbiamo deciso di svelare chi siamo».
Quindi ci sono delle canzoni molto personali. A quali vi sentite più legati?
«Sicuramente “Pepe” e “Furio su’ na rota”. La prima dedicata a Bianca, la “mì bimba”, e la seconda al figlio di Francesco. Entrambe parlano di due “babbi” ultra trentenni che immaginano il futuro dei loro “figlioli” in questo sempre più difficile. Un’altra canzone a me cara è “Soltanto i tuoi baffi”. E’ una lettera per il “mi’ babbo” che non c’è più, a volte ho paura di dimenticarlo e questo è un modo per ricordarlo sempre».
Vi siate proprio dimenticati di Pisa?
«Beh no, c’è “Marina”. Da appassionati pescatori non potevamo non parlarne. E’ una poesia che Francesco ha voluto dedicare al luogo in cui abita. Non la Marina che si “imbelletta” d’estate per i turisti, ma quella invernale, solitaria quasi dimenticata da Dio. Quella bella, che si fa apprezzare davvero e che speriamo non cambi con l’arrivo del porto, sarebbe un vero peccato».
Il vostro tour prevede altre date?
«Non siate curiosi. Le sveliamo piano piano. Un po’ di suspence ci vuole. Intanto vedete di non mancare domani sera. Vi voglio tutti a Cascina, alla Città del teatro. “’Ndiamo bimbi, ‘un potete non veni’  !!!”

 

 

fonte: LANAZIONE

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