LA SALMA DI LENIN RITORNA SULLA PIAZZA ROSSA. IN BARBA ALLE MODE E ALLA MODERNITA’.

L'Eco del Monte e del Padule 3 Maggio 2013 0
LA SALMA DI LENIN RITORNA SULLA PIAZZA ROSSA. IN BARBA ALLE MODE E ALLA MODERNITA’.
Il mausoleo del padre della Rivoluzione riapre i battenti il 15 maggio. Per molti è il 
simbolo della maledizione russa, per altri il segno di una profanazione, ma nessuno 
ha il coraggio di spostarlo.


La salma dell’eroe ormai sbiadito della rivoluzione marxista è stata più volte sull’orlo dello sfratto, ma a quanto pare il suo mausoleo in piazza Rossa è solido più che mai: dopo sei mesi di chiusura per lavori il sepolcro di Lenin riaprirà i battenti il 15 maggio. E’ vero che il mausoleo non vede più da anni le chilometriche code che si snodavano per la piazza in attesa di scendere nella cripta dove il corpo imbalsamato del padre della rivoluzione riposava in una teca di vetro, apparentemente intonso dopo decenni dalla morte. Solo qualche nord-coreano in gita premio (in attesa di trovare l’escamotage per scappare in occidente…) e sempre meno cubani (stritolati dalla crisi) in delegazione a Mosca. I turisti si vedono di rado, i soli che andavano ancora a vederlo sono gli ormai incanutiti ed imbolsiti reduci del ’68 e delle lotte operaie degli anni ’70. Ma ogni dibattito sull’opportunità di rimuovere finalmente la sua tomba dalla piazza Rossa si infrange contro una certezza granitica come il mausoleo opera di Shusev: Lenin resta dov’era stato piazzato alla morte, nel 1924.

L’era della globalizzazione sembra aver portato al collasso anche uno dei simboli imperituri della lotta di classe, ma la questione riguarda più noi occidentali che i moscoviti, preoccupati solamente del brusco calo delle presenze nei luoghi sacri del socialismo reale.

Finiti i bei tempi delle chilometriche file composte da “compagni” immobilizzati dal freddo pungente degli inverni russi e dagli sguardi minacciosi delle guardie rosse; i pochi coraggiosi che fino a cinque mesi fa aspettavano pazientemente di rendere omaggio al Padre della Rivoluzione potevano essere osservati infreddoliti e barcollanti per i numerosi bicchierini di vodka.

 

Quando, nel dicembre scorso, il mausoleo era stato stato coperto dai tendoni, qualcuno aveva temuto/sperato che con il pretesto dei lavori per rinsaldare le fondamenta dell’edificio – parte del patrimonio dell’Unesco – lo si sarebbe chiuso. Ma tra pochi giorni Lenin tornerà a ricevere i visitatori, abbottonato nel suo vestito scuro, indifferente alle voci che lo vorrebbero ormai pupazzo di cera che ha sostituito la vera mummia, che non avrebbe resistito all’imbalsamatura “eterna”. I portavoce del mausoleo rassicurano: il corpo non ha subito nessun particolare lavoro di restauro (ogni tanto la mummia viene spogliata e immersa in un bagno rigenerante) ed è in buone condizioni. Quanto all’opportunità di esporre un cadavere eccellente nella piazza principale del Paese, il dibattito a vent’anni dal collasso del comunismo è fermo allo stesso punto. Boris Eltsin voleva toglierlo, a un certo punto si era vociferato anche di un referendum, poi si è fatto ricorso al meccanismo più semplice di tagliare i fondi ai laboratori del mausoleo, sopravvissuti però grazie alle collette dei comunisti e alle imbalsamazioni private dei nuovi ricchi.

Qualche anno fa si era ritornati sull’argomento, al Cremlino questo inquietante simbolo sotto le sue mura non piaceva più. Ma Lenin è rimasto e, dopo qualche imbarazzo, anche i leader della Russia nuova hanno cominciato a salire sulla tribuna del mausoleo a guardare le parate militari, come i loro predecessori del PCUS (salvo coprire pudicamente la scritta “Lenin” con qualche decorazione). Per alcuni è il simbolo della maledizione russa, un morto vivente da ridurre in polvere, per altri una fonte di legittimità storica, per molti, a prescindere dalle ideologie, una profanazione della morte nell’esporre un cadavere manipolato da decenni come un santo profano circondato da curiosità morbosa. Ma intanto resta al suo posto, protetto forse anche da una paura scaramantica, come quella che si prova in un castello antico anche se non si crede ai fantasmi.

 

fonte: LASTAMPA


										
					

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