Non è tanto la smisurata ed eccessiva predilezione per il cibo dei “fast food”
che impera tra i giovani e meno giovani in questi tempi di iperglobalizzazione
che ci preoccupa; fino a prova contraria infatti, viviamo pur sempre in una
nazione libera ,dove ciascuno può fare ciò che vuole del proprio fegato e
del proprio apparato digerente, anche se addolora un poco che tale
“irrispettosa” preferenza avvenga proprio qui, nel bel mezzo di una terra
generosa in grado di donare tante prelibatezze per corpo e per lo spirito.
Vino, olio d'oliva, insaccati, piatti tradizionali, pane casareccio...
e chi più ne ha più ne metta.
Non è un caso - è notizia delle ultime settimane – che Buti, uno dei paesi più
caratteristici del territorio, abbia ricevuto l'ambito riconoscimento di essere
inserita nel percorso internazionale del “diet-med” (vedi l'articolo correlato).
Ciò che non può essere tollerato è la maleducazione di coloro che, non
soddisfatti di essersi fatti del male con valanghe di colesterolo “cattivo” e
fiumi di pessima frittura, pensino di lasciare testimonianza della loro stoltezza
sotto forma di pattume scaricato ed abbandonato al di fuori degli spazi
consentiti, in una zona assai trafficata adiacente alla Toscoromagnola nel
tratto che unisce Fornacette a Pontedera; in un punto dove l'incuria favorisce
anche il sollevarsi di un olezzo assai poco invitante proveniente dai resti dei
pasti frettolosamente consumati. In definitiva, nonostante non sia ancora
consentito imporre d'ufficio a chi preferisce ugualmente il cosiddetto
“trash food” d'importazione americana (hamburger, patatine fritte,
crocchette...) per salvaguardare il proprio colesterolo, è augurabile che le
autorità si preoccupino di insegnare l'educazione ed il rispetto delle regole,
per impedire che di fronte ad un noto locale della zona (frequentatissimo
da giovanissimi e teen-agers) non si ripetano più vergognosi scempi come
quello fotografato da Renato Camilli nella mattinata di oggi, lunedì 28 ottobre.
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