ADIOS, MI COMPANERA ! – di Francesco De Victoriis

L'Eco del Monte e del Padule 17 Settembre 2014 0
ADIOS, MI COMPANERA ! – di Francesco De Victoriis

Adios, mi compañera !

di Francesco De Victoriis

Non mi sento tranquilla” sussurrò la mia vecchia compagna guardandosi attorno con espressione preoccupata.

E’ stato troppo facile… In pochissimo tempo e con nessuno sforzo siamo passate da quella distesa scivolosa e puzzolente a questo paradiso, da quel deserto arido e assolato ad un posto fresco e ricco di cibo, dove possiamo muoverci in santa pace, senza che nessuno venga a scacciarci mentre ci abbuffiamo al riparo dai raggi del sole. Non sono tranquilla, non sono affatto tranquilla…”.

Era sempre stata incline alle preoccupazioni, un’anima tormentata che pensa ad ogni traguardo raggiunto come ad un percorso irto di inenarrabili difficoltà, un perfetto mix di sacrificio, battaglie furiose e percorsi in salita strappati ad un destino che per lei era sempre nero come la notte.

Vai sicura che stavolta non abbiamo niente da temere” le dissi sorridendo “Non vedo che cosa ci sia di male ad aver avuto un po’ di fortuna. Lasciati andare… dopo tutte le missioni sfortunate dell’ultimo periodo, mi sembra giusto che anche per noi sia giunto il tempo di godersi la vita” aggiunsi quasi affatto convinta delle mie stesse parole. In effetti anch’io ero un po’ perplessa di fronte alla sorte troppo benigna. Un terreno di caccia vergine, dove passeggiare coccolate da una frescura quanto mai rilassante dopo il bagno di luce infuocata dell’ultima volta. Dove era sufficiente fermarsi per piantare a casaccio l’attrezzatura nel terreno e trovare in abbondanza tutto ciò di cui avevamo bisogno per perpetrare la nostra specie.

Ma forse la mia vecchia compagna non aveva tutti i torti…

 La vidi estrarre l’attrezzo dal terreno in tutta fretta proprio mentre un ombra sinistra oscurava la scarsa luce del sole, e sollevai lo sguardo solo in tempo per vedere una massa orribilmente liscia e rosea, asciutta ed arricchita da cinque enormi e malefiche appendici che spuntavano dal centro calando con rapidità ed inaudita violenza su entrambe noi.

Ebbi a malapena il tempo di vedere il sangue schizzare fuori come impazzito dal corpo un tempo leggero e aggraziato della mia compagna, il suo corpo farsi tutt’uno e farsi tutt’uno a quel terreno che avevo benedetto sino ad allora con ironica e crudele aderenza prima che le tenebre si impadronissero anche di me per sempre…

TCHA’ !!!

Niente più spedizioni fortunate, amica mia; niente più cibo per i nostri figli che devono nascere… Adios, mi compañera ! –

– Te lo dicevo che al sole si sta meglio, brutto pancione antiestetico ! – .

Ester sembrò godere nel rimproverare il marito, ansante e sudato nonostante si fosse piazzato immobile sotto l’ombrellone.

– Forse ci stai meglio TE, al sole ! Io no, bellezza… sto benissimo all’ombra, IO – rispose Giorgio. – Passò più della metà del mio tempo all’aperto, a controllare il lavoro degli operai sulle strade di tutta la provincia… Neve, vento, pioggia, sole… Sempre fuori con quel puzzo di catrame che ti soffoca e non ti abbandona più. Non sono mica fortunato come te, che lavori in una filiale di banca con l’aria condizionata e tutti i filtri possibili immaginabili..! –

– Giorgio, quante volte te lo devo dire che stare sempre al chiuso mi deprime, altro che fortuna – riprese Ester in tono più conciliante, solo leggermente pentita. – Buon per te che lavori all’aperto, che puoi parlare con i colleghi quando vuoi senza che il direttore ti lanci delle occhiatacce taglienti per avvertirti: “Non facciamo brutte figure di fronte ai clienti !”… Certe volte mi sembra quasi di essere tornata in collegio… con la prof di matematica che mi bacchettava alla minima distrazione. “Ester ! Stai attenta o ti metto una nota sul quaderno !!! –

Le domeniche di Ester e Giorgio erano dedicate fin dai primi di aprile alla tintarella ed alla preparazione alla fatidica “prova costume” d’inizio estate, ma se per lei resistere ai primi solleoni estivi ed alle feroci diete per perdere i chili di troppo messi su durante l’inverno sembrava una passeggiata, per Giorgio, amante della buona tavola e del “dolce far niente”, sopportare questo supplizio era un tormento che sottolineava quanto ancora fosse innamorato della sua Ester.

– Tesoro, quante volte te lo devo dire che mi piaci così come sei – fece Giorgio – Non devi digiunare per mesi solo per sfoggiare una linea perfetta nel mese di agosto. La scorsa settimana sei quasi svenuta per un calo di zuccheri. Togliti quegli unguenti puzzolenti e vieni qui all’ombra, vicino a me -.

Ester rivolse a Giorgio uno sguardo di rimprovero e lo zittì con un perentorio gesto della mano. – Giorgio, lo sai che questi olii di bellezza che tu detesti sono anche un ottimo deterrente contro gli insetti. Guardati, sei pieno di punture, sembri un bambino con il morbillo. Bianco, molliccio e foruncoloso… –

Giorgio non la stava più ascoltando, concentrato per dare una severa lezione a quelle due piccole bastarde ronzanti che lo stavano tormentando da venti minuti, dopo che avevano perso inutilmente il loro tempo sul corpo della sua dolce metà, esangue dalle diete e cosparso di olii profumati. Le due stronzissime succhiasangue stavano nuovamente pungendolo sull’addome, concentrate nel riempirsi la pancia lasciando sul povero Giorgio l’ennesimo e pruriginoso segno della caccia.

Con una velocità impensabile per un uomo così massiccio, Giorgio calò repentino sulle due vampire la mano aperta: uno schiocco tale da far passare in secondo piano le due macchie di sangue testimoni dell’avvenuta giusta e sacrosanta punizione.

TCHA’ !!!

– Niente più spedizioni fortunate, amica mia; niente più cibo per i vostri figli che devono nascere… Adios, mi compañera ! –.

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