LA FOTO DI RITO CHE HA CONCLUSO LA SERATA: DA SINISTRA L’ARTISTA LATIGNANESE ROBERTO CEI, IL PRESIDENTE DEL SEGGIO DI SANT’ANTONIO LORENZO CATUREGLI, FRANCO LARI – ORGANIZZATORE E PROMOTORE OLTRE CHE RICERCATORE DELLE RADICI STORICHE ALLA BASE DELL’APPUNTAMENTO – IL VESCOVO DI LIVORNO MONSIGNOR SIMONE GIUSTI, IL SINDACO DI BUTI ALESSIO LLARI ED IL CAPOCONTRADA DI SAN MICHELE DANIELE VANNUCCI.
La festa della Parrocchia di Buti in occasione della natività della Beata Vergine Maria (‘8 settembre), ha come ogni anno aggiunto una pagina indelebile alla gloriosa storia del centro ai piedi del monte Serra, già denso di avvenimenti memorabili che costituiscono la spina dorsale della ricca tradizione paesana.
Ieri sera l’associazione parrocchiale ha organizzato una appuntamento di tutto rilievo presso la sede della contrada San Michele in occasione dell’omaggio alla contrada di due splendide icone realizzate dell’artista latignanese Roberto Cei.
Le icone, raffiguranti Santa Giulia e Sant’Agata – patrone della contrada stessa insieme al Santo eponimo da cui essa prende il nome -, sono state illustrate, consegnate e benedette da Monsignor Simone Giusti, butese di Cascine e vescovo di Livorno, che ha presenziato in qualità di conferenziere, accogliendo ben volentieri l’invito della Parrocchia:
“Ogni volta torno da voi con immensa gioia – ha detto Monsignor Giusti, ricordando le vicende del viaggio delle spoglie della Santa dall’isola di Gorgona a Brescia (voluto nel 762 dai longobardi) – Oltre al passaggio della Santa sul territorio, Livorno è unita a Buti dalla schiettezza, dalla giovialità e dall’attaccamento alle gioie terrene della sua gente, ma anche dal profondo rispetto delle tradizioni sacre, dall’intima devozione alla Vergine Maria ed al culto dei Santi”.
Con spigliata eloquenza, Monsignor Giusti ha affascinato i tanti presenti accorsi, a testimonianza del valore risevato dai Butesi alle loro radici storiche.
Tra loro il sindaco Alessio Lari, il pievano Don Giovanni Corti, Lorenzo Caturegli neopresidente del Seggio di Sant’Antonio e Daniele Vannucci capocontrada di San Michele.
“Un’occasione per riabbracciare Don Simone, e che ha rafforzato il ruolo della nostra comunità nella storia, e non solo in quella locale” ha detto con orgoglio il sindaco, per una volta soddisfatto nel lasciare il ruolo di inappuntabile promotore ed organizzatore della serata al padre Franco.
La storia che ha portato a questo dono è stata riassunta da Franco lari, dopo che lo stesso ha compiuto delle approfondite ricerche: Santa Giulia era una nobile romana caduta in disgrazie, resa schiava e tenuta a seguire il proprio padrone, un mercante siriano. Giunta in Corsica al suo servizio, colà Giulia dovette subire il martirio delle popollazioni còrse ancora pagane. Fu crocifissa e gettata in mare, le sue spoglie giundsero così fino all’isola di Gorgona, dove si trovava un monastero. I monaci ne conservarono il corpo fino al 762, quando le spoglie della Santa furono traslate da Gorgona fino a Brescia su richiesta della moglie di Desiderio, ultimo re longobardo. Il tragitto dalla Gorgona a Brescia prevedeva l’approdo al porto pisano (l’agglomerato di poche case che dopo secoli sarebbe divenuto Livorno) ed il trasferimento nel norditalia passando da Pisa, Lucca ed il passo della Cisa. Per arrivare a Lucca le spoglie di Santa Giulia dovettero necessariamente attraversare il monte pisano da Castel di Nocco, l’antica fortificazione della quale ancor oggi esistono delle rovine e che si trovava proprio sul versante di Buti che guarda verso Vicopisano e la piana dell’Arno.