HO RITROVATO LA “MIA” STRADA – di Martina Funerali

L'Eco del Monte e del Padule 18 Settembre 2014 0
HO RITROVATO LA “MIA” STRADA – di Martina Funerali

– Stasera esco – dico sbattendo la porta.

“Ma mi manca qualcosa, non c’è la solita aria tranquilla in paese, forse è solo suggestione, forse sarò solamente un po’ stanca”.

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Qualche volta dopocena, Mia esce per fare una passeggiata in centro con Pierfrancesco, Franz per gli intimi.

Oggi è un caldo giovedì di luglio, il cielo di un blu limpido così brillante che mette in risalto le stelle tanto poterle contare, e la luna è quasi piena.

L’asfalto è tiepido, cotto dai raggi del sole di una giornata torrida, una leggera brezza smorza il calore, dando un po’ di sollievo dalle banfe unfuocate che arrivano dal terreno, come se il vento volesse coccolare i temerari che si aggirano per le vie del borgo.

Mia adora passeggiare per il paese.

Vive a Bientina da quasi 25 anni, ed è convinta che la sua vita sia qui, non trova proprio un motivo valido che giustifichi l’abbandono di casa sua.

A lei sta proprio bene così.

Mia ed Franz scelgono sempre un percorso diverso. Qualche volta vanno a vedere il torneo di briscola nella sede della “Viarella”, altre arrivano fin Sotto i Pini” o al “Barrino” … ma stasera deve esserci uno spettacolo in piazza, e forse vale la pena farci un salto.

Assorta nei propri pensieri, Mia si fa trascinare da Franz, intento a perlustrare come un segugio ogni singolo angolino.

BIENTINA – CHIESA DI SAN DOMENICO

Non ho ancora voltato l’angolo quando una musica attira la mia attenzione.

Catturata dalle note de “La Notte dei Desideri” di Jovanotti, inizio a canticchiare provocando lo sguardo ammonitore di Franz che mi fulmina non mi far fare brutte figure anche stavolta, lo sai che sei stonata come una campana”.

Ci sarà qualche spettacolo del Luglio Bientinese, forse qualche saggio di danza…

Voglio arrivare in piazza per togliermi la curiosità. A passo svelto, trascinata da Franz, proseguo lungo Via Dante.

La via è vuota, tutte le macchine sono parcheggiate perfettamente su un lato della strada, nessun posto libero. I sacchetti della spazzatura sono posizionati al lato di ogni porta come segnaposto per il pranzo di Natale, impegno dei “bravi” cittadini nella raccolta differenziata.

In giro non c’è nessuno.

Da una finestra il rumore di una tv a tutto volume, qualche luce accesa si intravede dalle persiane socchiuse.

BIENTINA – LA FONTANA IN PIAZZA VITTORIO EMANUELE II E LA FACCIATA DELLA CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Penso che un tempo questa strada non era così, penso che un tempo era tutto diverso, penso che Bientina riuscisse ad infondere la vita ai propri marciapiedi… (un’espressione da non travisare in maniera irriguardosa, non mi permetterei mai nei confronti dei miei concittadini…)

Nelle sere d’estate la mia Bientina si riempiva di gente e la vita scorreva anche negli angoli più remoti del paese.

Continuo a camminare, ma all’improvviso sento un rumore, sono inciampata in qualcosa, forse un rifiuto, forse un utensile, forse qualcosa di prezioso che sta facendo impazzire il proprietario con la sua scomparsa… Sicuramente un pezzetto di ferro che ciottola per terra provocando un rumore metallico. Mi abbasso per capire cos’è, e al primo sguardo vedo un pezzo di ferro arrugginito, ma è molto di più…

E’ un supporto per la spiraletta antizanzare.

Sorrido tra me domandandomi chi possa ancor oggi usare il mitico “zampirone”, e come abbia fatto ad essere proprio lì su quel marciapiede.

Sembra saltato fuori da un sacchetto della spazzatura apposta per farmi tornare bambina, a quelle calde serate di qualche anno fa, quando via Dante ancora brulicava di gente.

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Mi rivedo sulla mia seggiolina a righe rosse e blu, accanto alla sedia della nonna.

La seggiola della nonna è di legno marrone, più grande della mia, molto più grande.

Spesso per fare un dispetto a nonna mi ci arrampico sopra e gli rubo il posto.

– Mettiti a sedere sulla mia – gli dico. Ma lei non c’entra, lei è troppo grande per la mia seggiolina. E io rido.

– Nonna cos’è questo puzzo? – chiedo imbronciata.

– Lo zampirone – risponde la nonna – sennò le zanzare ti mangiano le cosce ! –

Dietro alla sedia di nonna vedo un oggetto verde e a spirale che brucia lentamente da una parte e fa fumo. Lo ZAMPIRONE.

Zia Angiolina attraversa la strada trascinando la sua sedia, e come tutte le sere porta con sé un rametto di menta e il golfino blu da mettersi sulle gambe per “pararsi dalla guazza”.

Zia Angiolina sistema la sedia al solito posto e mi apostrofa:

– Tieni, strusciati anche te la menta sulle gambine. Sennò le zanzare ti mangiano le cosce –

Rido e ubbidisco solennemente.

Uno dopo l’altro arrivano tutti e ognuno si mette al proprio posto come in una classe disciplinata. Trotterellando tra le sedie mi metto a fare la conta; stasera siamo in 9, stasera siamo tanti.

Come ogni sera passa Gino in bicicletta di ritorno da veglia”, ed immancabilmente saluta: -Signore, anche stasera a prendere il fresco? Domani sera ci mando anche la mi’ moglie lì con voi a seggiola, così ‘un si lamenta che rimane tutta sola perché io vado a veglia –

Quando passa Gino è quasi l’ora di rientrare, un rintocco di campana ed infatti “son le ghieci e mezzo”, sento dire.

Sbadiglio senza mettermi la mano davanti alla bocca.

-Arrivano i pisani? – dice qualcuno…

Non ho mai capito cosa vuol dire, ma Arturo dice sempre così quando sbadiglio e muoio di sonno.

Come tutte le sere, Dina è la prima ad alzarsi: – Bòna… vaggo ghiace’ ! –

Ad uno ad uno si alzano tutti, prendono la propria sedia e se ne vanno verso casa ordinatamente.

Anche io mi alzo, chiudo la mia seggiolina che scricchiola e come sempre mi mangia il dito.

-Ahia !!! Nonna, mi ha dato un pizzicotto –

*****

– Ahia Franz !!! Stai attento, così mi fai male… –

Quando Franz è preso da questi eccessi di prepotenza riesce quasi a spaventarmi, ma lui è fatto così, “prendere o lasciare”…

Accarezzo il suo mantello fulvo e setoso e lo perdono di avermi strattonata facendomi incastrare un dito nella nella catena del guinzaglio. Torno improvvisamente alla realtà e smetto di sognare, proseguo fino al termine di via Dante e prendo la strada di casa.

Non so quanto tempo ho trascorso passeggiando con Franz, ma di sicuro in quei minuti sono passati almeno vent’anni.

Come il primo accordo della tua canzone preferita apre le porte alle note che riempiono la pagina vuota della mente e si sistemano al proprio posto nello spartito, così un pensiero vola e va a recuperare i volti e le voci di tutte le persone che sono riuscita a rivedere, a ricordare ed a rimpiangere; ho ascoltato nuovamente i suoni, sentito gli odori e mi sono riempita gli occhi di quei colori che mi hanno fatto rivivere l’infanzia, i piccoli particolari di un’età ormai lontana ma che non potrà mai essere cancellata dalla mia mente e che sempre rimarrà impressa nel mio cuore.

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