“GRAND’ESTATE” AL DI BARTOLO DI BUTI. DELIRIO FANTASTORICO 1937/60 ED OLTRE…

L'Eco del Monte e del Padule 6 Aprile 2016 0
“GRAND’ESTATE” AL DI BARTOLO DI BUTI. DELIRIO FANTASTORICO 1937/60 ED OLTRE…

La Compagnia teatrale Enzo Moscato/Casa Del Contemporaneo

Grand’ Estate

(Un delirio fantastorico, 1937/1960… ed oltre)

testo e regia Enzo Moscato

con

Massimo Andrei Enzo Moscato

e con

Giuseppe Affinito Caterina Di Matteo Gino Grossi Francesco Moscato Giancarlo Moscato Peppe Moscato

scena e costumi Tata Barbalato musiche originali Claudio Romano disegno luci Cristina Donadio

ricerche musicali e fonica Teresa Di Monaco

organizzazione Claudio Affinito

Voci e corpi in scena per una narrazione delirante di ben quattro decenni e oltre di cronaca o di storia napoletana ed internazionale. Voci e corpi in scena per un intricato labirinto di figure ed eventi, catastrofi e repentine resurrezioni, detti col tono sornione di chi narra una saga mediterranea d’ irresistibile comicità, d’ incontenibile sarcasmo.

Partendo dall’ epoca fascista e dall’ occupazione italiana dell’ Africa Orientale; cantando i fasti e i nefasti di un casino arroccato sui Quartieri Spagnoli e delle relative puttane che, con trasferte e quindicine in esotiche terre d’ oltremare, vi si impiegavano a intrattenere gerarchi e soldataglia; inventando, per cielo e per mare, una sorta d’ odissea sgangherata di paria emarginati; galoppando inverosimilmente per segreti lazzaretti anti-sifilide o affollati campi bellici, tedeschi ed alleati, messi su per addestrare bislacche ‘spie’ che non si capisce bene chi debbono spiare e da parte di chi; la concitata corsa di parole e di assurdi, allucinati avvenimenti, narrati dai due attori (che sono, di volta in volta, gli incredibili personaggi di Sciuscetta, Poppina, Asor Viola, Lattarella, D.D.T., Fraulè Doktor, etc…etc…), vaga, disinvolta, per i gloriosi anni del puttanesimo nazionale, transita, per un momento, per i malinconici 1958/1960 ( era del varo della famigerata legge Merlin sulla ‘chiusura’ delle case chiuse…), per poi arrestarsi (ma solo in apparenza), con un ultimo guizzo di reviviscenza ardita e picaresca, ai giorni nostri, dove due tarde epigoni (‘Tutte ‘e sere’ e ‘Messa in Piega’) delle Segnorine di un tempo – all’ interno di un fatiscente club per avvinazzati ex reduci di tutte le guerre – rimemorano con enfasi le gesta delle loro antiche ave e decidono di scrivere al presidente Napolitano, affinché istituisca finalmente un ‘D. Day’, o giorno memoriale, in onore delle eroiche prostitute di una volta.

Un simbolo a memento, dunque, per una razza di combattenti (e resistenti !) del sesso ormai svanita, o squallidamente sostituita delle ‘escorts’ attuali.

Questo, il plot narrativo. Ma ‘Grand’ Estate’ è anche, ovviamente, una fitta rete raffinata di carni e di fantasmi di scrittura, in assoluto.

Una ‘poussée’ visionaria, legata strettamente ad altri indimenticabili lavori (‘Cartesiana’, ‘Luparella’, ‘Little Peach’…); ad altri tasselli, comici e tragici, di quel vasto mosaico, quella babelica ‘comedie humaine’, degradata, barocca, rutilante, con cui Moscato, negli anni, con rotture ed innovazioni, ci ha abituati a ripensare Napoli e la sua straordinaria lingua leggendaria.

Leave A Response »