La Toscana ha sete, ma solo dove le autorità costituite non hanno avuto in passato la previdenza di allestire infrastrutture in grado di prevenire le ormai periodiche siccità estive.
Questo è il quadro che emerge dalle osservazioni dell’Autorità distrettuale dell’Appennino settentrionale, struttura nata da poco e che tiene sotto controllo i maggiori bacini fluviali della Toscana del Nord, quello del Serchio e quello dell’Arno.
Sono circa una cinquantina le infrastrutture già in essere o in via di completamento da parte di Publiacqua, gestore dell’area più importante economicamente dell’intera regione, rispondente grosso modo alle province di Arezzo, Firenze, Prato, Pistoia, Pisa e Livorno, che conta oltre la metà dell’intera popolazione regionale.
La COLDIRETTI di Pisa in questi giorni ha lanciato l’allarme per tramite del suo presidente FABRIZIO FILIPPI: “C’è una carenza di acqua sia per l’irrigazione dei campi che per il sostentamento degli animali da reddito, ed i danni alla futura produzione agroalimentare sono già ingenti – avverte Filippi – I foraggi per il bestiame scarseggiano, ed un dato già allarmante è riscontrabile nel crollo della produzione di miele segnalata dai tanti apicoltori toscani, un segnale oltremodo preoccupante” conclude.