“Ditegli sempre di sì” della Compagnia “Luca De Filippo”, di Eduardo De Filippo, regia di Roberto Andò

L'Eco del Monte e del Padule 17 Febbraio 2020 0
“Ditegli sempre di sì” della Compagnia “Luca De Filippo”, di Eduardo De Filippo, regia di Roberto Andò

PONTEDERA, 17 febbraio 2020 – Sabato 22 e domenica 23 febbraio al Teatro Era (Pontedera), è di scena una delle opere più emozionanti di Eduardo: “Ditegli sempre di sì”. La regia, firmata dal magistrale Roberto Andò, ne mette in risalto i lati più affascinanti e imprendibili, grazie all’interpretazione degli attori della Compagnia Luca De Filippo: Carolina Rosi, Gianfelice Imparato, Edoardo Sorgente, Massimo De Matteo Federica Altamura, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto, Paola Fulciniti Viola Forestiero, Vincenzo D’Amato, Gianni Cannavacciuolo, Boris De Paola.

Si tratta di una commedia in bilico tra la pochade e un vago
pirandellismo, un congegno bizzarro in cui Eduardo De Filippo si applica a
variare il tema della normalità e della follia, consegnando al personaggio di
Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale
leggerezza. Via via che ci si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze
assume un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e
iperbolico disincanto, una forma spiazzante. “Ditegli sempre di sì” è uno dei
primi testi scritti da Eduardo De Filippo. Si tratta di un’opera vivace,
colorata, il cui protagonista, Michele Murri, è un pazzo metodico, con la mania
della perfezione. Una commedia molto divertente che, pur conservando le sue
note farsesche, suggerisce serie riflessioni sul labile confine tra salute e
malattia mentale. Gianfelice Imparato interpreta il ruolo di Michele Murri,
Carolina Rosi è sua sorella Teresa, la regia è affidata a Roberto Andò, qui
alla sua prima esperienza eduardiana. “L’intreccio è di una semplicità
disarmante – afferma Andò – e si direbbe che l’autore si sia programmaticamente
nascosto dietro la sua evanescenza, per dissimulare l’inquietudine e la
profondità che vi stava insinuando. Come se ne avesse pudore o paura. Ecco la
storia: un pazzo, erroneamente congedato come guarito dal manicomio che lo ha
ospitato, torna a casa dalla sorella Teresa e inizia, lucidamente,
furiosamente, a sperimentare e stravolgere gli effetti della cosiddetta
normalità”. La prima versione della commedia risale al 1925, ed è dunque la
prima volta che in un lavoro di Eduardo compare il tema della follia.
Nonostante il grande successo tributatole negli anni della compagnia Scarpetta
prima e nelle stagioni del Teatro Umoristico poi, come altre commedie dei
“giorni pari”, “Ditegli sempre di sì”, a un certo punto, venne messa da parte.
Probabilmente, per attenuare, dopo la separazione artistica dei due fratelli De
Filippo, il ricordo dell’interpretazione di Peppino nei panni di Luigi Strada,
lo studente pazzo di teatro. Come il Bernhard di Minetti, anche Eduardo crede
infatti che il rapporto tra l’attore e la pazzia sia insito nell’arte
drammatica. “È da notare – osserva Roberto Andò – come, pur facendo molto
ridere, a partire da certi anni, “Ditegli sempre di sì” sia stata sempre
definita una “commedia dolorosa”. Frutto di successive elaborazioni e, per un
certo tempo, nel suo derivare dalla farsa scarpettiana, lasciata aperta
all’improvvisazione, Eduardo provvide a darne una versione definitiva e
italianizzata in occasione della sua regia televisiva del 1962, in cui, a mio
parere, rivestendo ancora una volta i panni del protagonista, si produsse –
commenta – in una delle sue più grandi interpretazioni”. In “Ditegli sempre di
sì”, la pazzia di Michele Murri è vera: è stato per un anno in manicomio, e
solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla
vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza
un uomo normalissimo, ma in verità la sua follia è più sottile, perché consiste
essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda:
eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della
metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo. “Il tema della pazzia ha
sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito – precisa Andò – è
giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in “Ditegli sempre
di sì”, il protagonista è realmente pazzo, da qui, il dolore e il senso di
minaccia che pervadono l’opera. Tra porte che si aprono e si chiudono,
equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore –
continua – si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile
e un Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente
proiettato nel pastiche”. Tornato a casa dalla sorella Teresa, Michele si trova
a fare i conti con un mondo assai diverso dagli schemi secondo i quali è stato
rieducato in manicomio. Il luogo dove siamo convocati è il tipico interno
piccolo-borghese di Eduardo, il salottino, che subito diviene lo specchio
scheggiato della follia del protagonista, l’antro in cui la sua mente può
elaborare, manipolare, distorcere i ragionamenti e i sofismi di chi gli viene a
tiro, scardinandone la fragilità e la vanità. “Sarebbe facile dire che Michele
Murri ci è vicino, e affermare – continua Roberto Andò – che il suo continuo
attentare alla logica, il suo modo di vigilare sullo sguardo degli altri, il
suo deviare continuo dal senso delle parole e delle intenzioni, assumendone la
letteralità, è un filtro che, prima o poi, ognuno di noi ha temuto o desiderato.
Come sarebbe anche facile dire che Michele, come ogni pazzo che si rispetti, è
un forsennato contestatore della vita e del suo senso. Alla fine – conclude –
la questione è la stessa che, anni dopo, il genio di Thomas Bernhard riassumerà
in una scarna e micidiale domanda: è una commedia? È una tragedia?”. Tutti i dettagli su www.teatroera.it. Biglietti 20 euro intero,
18 euro ridotto.

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