MARC AUGE’ OSPITE A PISA. “LA SOLITUDINE DEI NONLUOGHI”

L'Eco del Monte e del Padule 28 Settembre 2012 0
MARC AUGE’ OSPITE A PISA. “LA SOLITUDINE DEI NONLUOGHI”

Marc Augé

A completamento dell’articolo redatto e postato il 23 settembre scorso (“I nonluoghi sono tutto attorno a noi. Siamo un isola felice ?”) in commento al pezzo scritto da Fabrizio Brancoli de “Il Tirreno”, relazioniamo circa la presenza dell’antropologo Marc Augé presso la nostra Università di Pisa, grazie alla fondamentale testimonianza di “pisanotizie.it”:

L’antropologo francese, direttore della “École des hautes études en sciences sociales” di Parigi ieri ospite dell’Università di Pisa per un’iniziativa svolta nell’ambito delle attività del dottorato di ricerca in Storia e sociologia della modernità

E’ la figura dell’eccesso a caratterizzare il mondo della surmodernità, quella sorta di supermodernismo che viene dopo la postmodernità e che ci parla di tutti quei fenomeni connessi allo sviluppo delle società complesse e globalizzate.

Un eccesso di tempo, che si concretizza nel mondo contemporaneo in una sovrabbondanza di avvenimenti, un eccesso di spazio dovuto alla sempre maggiore velocità dei mezzi di trasporto e infine un eccesso di ego dell’individuo, sempre più solo a interpretare le informazioni che lo raggiungono. Dunque tempo, spazio ed ego sono le tre sovrabbondanze che caratterizzano la surmodernità e che sono alla base della nascita e della moltiplicazione dei non-luoghi.

E’ da qui che parte l’analisi dell’antropologo francese, direttore della “École des hautes études en sciences sociales” di Parigi, Marc Augé, ieri ospite dell’Università di Pisa per un’iniziativa svolta nell’ambito delle attività del dottorato di ricerca in Storia e sociologia della modernità.

Come suggerisce il neologismo, non-luogo è tutto ciò che non ha le caratteristiche del luogo, che per sua natura è identitario, relazionale – sono le relazioni che lo caratterizzano – e storico. Se luogo è dove vi è una relazione, non-luogo è lo spazio anonimo, senza storia e senza identità frequentato da uomini e donne freneticamente in transito.

Aeroporti, centri commerciali, grill autostradali, luoghi di passaggio vissuti da individui che si incrociano senza mai stabilire relazioni. “L’assenza di solidarietà, vale a dire di relazioni sociali – ha spiegato Augé di fronte a una folla di studenti – ha delle ripercussioni sull’individuo, perché la costruzione dell’identità e quella della reazione sono inscindibili”.

Un’assenza di relazioni che genera un sentimento di solitudine forzata e un isolamento sempre più sofferto da ampi settori della popolazione: “Se senza sorpresa è tra le persone anziane che si esprime maggiormente questa sensazione – spiega ancora Augé – essa è in aumento anche tra le persone tra i 30 e 39 anni, per i quali questo sentimento è imputabile alle condizioni di lavoro precario – contratto a termine, lavoro interinale, orari sfalsati, disoccupazione – e anche al fatto che la maggior parte di loro vive da sola e non ha figli”.

La riflessione di Augé si è poi incentrata anche sull’analisi di un altro aspetto strettamente connesso ai non-luoghi, ovvero il tempo morto, inteso sia come forma di interruzione programmata della produzione e del lavoro, sia come tempi morti non controllati. Ossessione per chi ha il compito di organizzare il lavoro altrui – nella fabbrica il tempo di lavoro e il tempo di pausa sono cronometrati e registrati – ma anche al centro di evidenti contraddizioni: “Nella misura in cui il controllo della produzione passa attraverso quello del tempo, il padronato cerca di prendere l’iniziativa in particolar modo nella gestione dei tempi morti. Intellettualmente le sue contraddizioni sono evidenti: protesta contro la riduzione del tempo di lavoro, contro l’abbassamento dell’età pensionistica, ma impone i prepensionamenti e ricorre quando le ritiene necessario, alla sospensione parziale o totale (cassa integrazione) del lavoro”.

Esistono poi altri tempi morti, come quelli della vita sociale, che non hanno quale unico scopo quello del riposo: “Il tempo delle vacanze – spiega Augé – è assorbito dalle industrie del turismo. La società dei servizi, forma compiuta della società del consumo, presuppone che il tempo di lavoro di alcuni coincide col tempo morto di altri”.

Una sovrapposizione che cresce là dove luogo e non-luogo si intersecano: “Lo spazio che costituisce un luogo per alcuni è un non-luogo per altri (l’aereo che è un luogo di lavoro per hostess e stewart, è un non luogo per i passeggeri). Esso si situa all’intersezione del tempo di lavoro di alcuni e di tempo morto per altri”.

Con i complessi rapporti esistenti tra i diversi usi del tempo, Augé si avvicina al cuore delle ambiguità della società del consumo, che con diverse modalità costituisce un imperativo economico: “Il cuore del problema rimane la crescita del divario tra i più ricchi dei ricchi e i più poveri dei poveri. Se questo divario cresce, ci stiamo incamminando verso una società globale a tre classi: gli oligarchi, i consumatori e i diseredati, quest’ultimi incapaci di assumere il loro dovere di consumatori. La categoria degli esclusi rappresenta così un mercato da conquistare, ed è questa una delle constatazioni più inquietanti dell’inizio del XXI secolo”.

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