UN’ODISSEA PER DELLE ANALISI – IL RACCONTO DI UNA LETTRICE

L'Eco del Monte e del Padule 1 Novembre 2012 0
UN’ODISSEA PER DELLE ANALISI – IL RACCONTO DI UNA LETTRICE

La testimonianza di una lettrice ha del grottesco… Se non si trattasse di Sanità sarebbe tutta da ridere, ma giocando con la salute delle persone…

“Racconto un episodio tragicomico capitatomi proprio questa mattina all’Ospedale di Cisanello, dove mi ero recata per eseguire delle analisi specifiche del sangue, rassicurata, anzichè caldamente invitata dalla specialista che mi ha in cura, circa l’eccellenza della nostra struttura nell’intero panorama nazionale. Premetto che, abitando in Valdera – ad una quarantina di chilometri da Pisa – e lavorando in uno studio professionale, ho dovuto prendere delle ore di permesso dal lavoro e sobbarcarmi quella che si dice una “levataccia” per poter essere puntuale al centro analisi alle 7:30. Problemi della sottoscritta, si dirà… e convengo che ciò sia una sciocchezza al confronto dei sacrifici incontrati dai tanti pazienti provenienti da mezza Italia che affollavano la sala di attesa fin dalle prime ore del mattino. Signore col trolley, facce stravolte dalla stanchezza… Non nego di essere fortunata. Ma la prima sorpresa l’ho avuta nel parcheggio dell’Ospedale, quando, spiccioli alla mano per ritirare il bigl 

ietto da apporre sul cruscotto dell’auto, mi sono ritrovata davanti ad un marchingegno che sembrava uscito da un film di fantascienza. “Componi la sigla della tua targa…”, era solo l’incipit delle chilometriche istruzioni che proseguivano come la “novella dell stento”, riportandomi al punto di inizio ogni volta che mi capitava di digitare maldestramente anche un solo tasto. Fortuna che un gentilissimo extracomunitario (sottratto alla sua occupazione di “riciclatore” di biglietti del parcheggio ancor validi), si è offerto di farmi da Cicerone tra i meandri di un sistema di riscossione che ha del cervellotico (ed è un eufemismo…).

“Mah…” mi son detta entrando a piedi nella st

 

ruttura dopo aver ricompensato la mia guida con una mancia generosa, “chissà quanto è costata la riconversione del parcheggio auto a spazioporto…”; Attese le mie buone tre ore e mezza tra prelievo del campione di sangue e pagamento del ticket, ho finalmente avvicinato l’addetta alla reception per chiedere lumi sul ricevimento a casa dei risultati delle analisi (servizio che la Asl garantia già prima degli ultimi investimenti…). E qui la seconda sorpresa, quella che mi ha spinto a rivolgermi a “l’Eco del Monte e del Padule”: “No Signorina, deve tornare aprendere i risultati qua. Noi non possiamo spedirli…” mi fa la dipendente dell’Azienda. “Ma come ?” ribat

 

to un po’ esasperata dall’attesa e preoccupata delle sorti della macchina parcheggiata dietro indicazioni di dubbia affidabilità “ma come faccio a tornare a prenderle ? Mandatemi un’e-mail… ho anche il PEC..!” alludendo al servizio di posta certificata a tutela di eventuali sofisticazioni o alterazioni dei messaggi. “Il… CHE ???” mi fa allibita la Signorina lasciandomi sgomenta di fronte ad una mancanza abissale per una dipendente amministrativa di un’azienda considerata “all’avanguardia”. Ma come, in settori come la Sanità, dove dovrebbero essere contenuti gli sprechi di carta a vantaggio di una estrema agilità nelle comunicazioni, la posta elettronica – mezzo ideale in casi come questi – non è nemmeno lontanamente conosciuta ?

 

Va be’, soprassediamo e non attizziamo sterili polemiche. “Allora mandatemi la risposta con la posta ordinaria…” azzardo. “No. Le ho detto che non possiamo…” mi risponde l’impiegata un po’ imbarazzata. “Ma come non potete? In busta chiusa, con posta celere… non ci sono rischi di sorta per la privacy… E poi, che mi fraga della privacy ? Se non posso tornare, vuol dire che non posso…! ”

Ed ecco la risposta che non ti aspetti: “NON INVIAMO LE RISPOSTE PER POSTA PERCHE’… NON ABBIAMO PIU’ BUSTE !!!“.

No comment. Dopo una mattinata spesa tra code, attese interminabili, parcheggi infernali e tempo sprecato, sapere di dover ripetere tutta la trafila mi ha lasciato… interdetta. Lo scoglio più grande sarà dover nuovamente giustificare il permesso al lavoro: una siffatta motivazione sa tanto di… presa in giro. ”    

Lettera Firmata 

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