“BENNIE” E’ GIA’ UNA STAR. MA IL MOSTRO DEL GARDA ESISTE DAVVERO ???

L'Eco del Monte e del Padule 24 Gennaio 2013 0
“BENNIE” E’ GIA’ UNA STAR. MA IL MOSTRO DEL GARDA ESISTE DAVVERO ???

La valanga di visitatori che ha invaso le pagine de “L’Eco del Monte e del Padule” in merito all’articolo riportato nella sezione “da non credere” che riportava la cronaca di un incontro con la fantomatica creatura misteriosa presente nelle acque del lago di Garda, ci ha indotto ad indagare ultriormente sul fenomeno (oggetto anche di una puntata di un discutibile programma televisivo di pseudoapprofondimento). Riportiamo quanto vergato dalla penna di Lorenzo Rossi – curatore di www.criptozoo.com – al fine di togliere ogni dubbio ai nostri lettori, e per riportare lo “scoop” su Bennie (il curioso nomignolo affibbiato alla creatura del Benàco) nell’ambito delle chiacchere da bar piuttosto che in quello dei  misteri insoluti, dove lo vogliono collocare personaggi interessati esclusivamente agli share televisivi.

 

La notizia era apparsa martedì 20 novembre sul quotidiano Bresciaoggi a firma di Enrico Grazioli ed era di quelle che non passano inosservate: il lago di Garda ospiterebbe un mostro. L’articolo riportava con grande enfasi che l’associazione Deep Explorers, presieduta da Angelo Modina, aveva accompagnato una troupe del tristemente noto programma televisivo Mistero per la realizzazione di un servizio e chiaramente, anche se per fortuna in modo molto limitato, in seguito alla notizia si sviluppo’ un piccolo circo mediatico.

Ma ritorniamo ora all’articolo, nel quale sono riportate queste parole attribuite a Modina:

“Con il nostro robot subacqueo abbiamo trovato una cosa che somigliava a un serpente. Il robot ha rilevato la forma sul fondale e si è avvicinato, ma dopo tre rilevamenti del sonar, al quarto quella sagoma non c’era più. Aveva una forma sinuosa e pareva avere la bocca aperta. Difficile potesse essere un banco di pesci…”

Premesso che, per quanto non creda alla loro esistenza, il mito dei mostri lacustri è universale e quindi anche il nostro Paese non ne è esente (basti pensare che nel 1934, anno in cui K. Wilson scattò la più celebre foto di Nessie, l’Observer di Londra riportava la notizia dell’avvistamento di uno strano animale nel lago di Como), il lago di Garda non sembra essere mai stato molto ricco di tradizioni in tal senso. Una delle poche notizie di epoca moderna è un avvistamento avvenuto nel 1965 presso la Baia delle Sirene caduto presto nel dimenticatoio.

Decisi così di rivolegermi personalmente ad Angelo Modina di Deep Explorers, che con estrema gentilezza mi fornì una versione dei fatti alquanto diversa da quella riportata dall’articolista di Brescioggi.

In sintesi, nel corso di un’indagine sulla causa della scomparsa del carpione (Salmo carpio), il Side Scan Sonar utilizzato per la mappatura del fondale ha rilevato dei bersagli che si staccavano dal fondo fangoso, il cui segnale è stato riportato sottoforma di macchie sinuose, una delle quali curiosamente simile a un serpente con la bocca aperta, interpretata, in attesa di riscontri più approfonditi, come una roccia dalla forma curiosa. Un altro episodio bizzarro si è verificato con l’utilizzo del rov, il sonar ha infatti segnalato davanti ad esso dei bersagli che poi sparivano all’approssimarsi del piccolo sottomarino, episodio al momento interpretato con banchi molto compatti di pesci incuriositi dalle luci, ma poi infastiditi dal rumore dei motori

Dimostrando una trasparenza esemplare, Modina allegò alla e-mail le immagini dei carteggi sonar riguardanti questi “bersagli anomali”, ma non l’immagine simile a “un serpente con la bocca aperta”, in quanto quest’ultima sarebbe stata un’esclusiva di Mistero. Mi pregava inoltre di non diffondere troppo la notizia e le informazioni fornitemi prima della messa in onda della puntata all’interno del programma.

Puntata che ho appena finito di visionare, ma prima di commentarla si rendono necessarie alcune considerazioni:

Un side scan sonar emette un fascio dalla forma a ventaglio ed è solitamente fissato allo scafo di un’imbarcazione o, come nel caso specifico raccontatomi da Medina, alloggiato all’interno di un contenitore idrodinamico. Il fascio è orientato nella stessa direzione di marcia dell’imbarcazione, ma inclinato verso il basso, in questo modo si produce una eco dal fondale che solitamente viene plottata per produrre una mappatura dei possibili ostacoli presenti sul letto di quest’ultimo. Eventuali bersagli galleggianti vengono anch’essi plottati sui carteggi, ma la loro natura resta “nascosta”.

Infatti, come già spiegato in due precedenti articoli (qui e qui), senza ulteriori informazioni un sonar non può dire nulla né sulla natura, né sulla forma di un bersaglio. Nello specifico, per quanto concerne gli organismi viventi, il sonar indica la forza del segnale, gran parte della quale è causata dall’aria contenuta nei loro polmoni o vescica natatoria. Di norma, dato che il sonar traccia la posizione del bersaglio nel tempo, quello che risulta dal display o dal carteggio è sempre una sagoma dalla forma più o meno allungata, come dimostrato dall’esempio sottostante di una sfera riempita d’aria e utilizzata da Adrian Shine a Loch Ness come campione per le misurazioni.

Quindi la sinuosità delle forme di un tracciato sonar non indica la forma del bersaglio, né può in alcun modo rivelare se un ipotetico animale colpito dal fascio tenga la bocca chiusa o aperta. Risulta così evidente che, in un simile contesto, la presunta immagine del “serpente con la bocca aperta” (una macchia scura sinuosa nella quale solo un osservatore dotato di moltissima fantasia potrebbe scorgere una bocca) mostrata in trasmissione non ha assolutamente nulla di anomalo, a meno che questo carteggio pubblicato da Shine*, anziché mostrare dei banchi di pesci come di norma vengono registrati dai sonar, non mostri invece un esercito di mostri lacustri:

Leggermente più interessante è invece il fatto che alcuni dei bersagli rivelati dal sonar si staccavano dal fondale fangoso, fenomeno già documentato in passato a Loch Ness dal biochimico Roy Mackal dell’Università di Chicago.

All’epoca, da sostenitore dell’esistenza di animali sconosciuti nelle acque del lago scozzese, lo scienziato aveva interpretato questi segnali con la presenza di creature in grado di respirare sott’acqua (il fondale di Loch Ness infatti, così come quello del lago di Garda è alquanto profondo) infastiditi dal fascio dei sonar, ma successivamente rivelatisi essere bolle di gas risalenti in superficie.

Gli elementi indicanti la presenza di un animale anche soltanto vagamente “anomalo” nel Lago di Garda sono quindi prossimi allo zero.

Veniamo ora al servizio televisivo, il quale non ha fatto altro che confermare la superficialità e la voglia della ricerca di facile senzionalismo del programma. Il servizio non ha mostrato nulla di rilevante o interessante, se non la presenza, tra gli “esperti” interpellati a dire la loro su Bennie (l’originalissimo nomignolo dato al mostro), di una vecchia conoscenza del forum di criptozoo, che aveva finto di essere un utente che aveva trovato per caso dei filmati e un libro riguardanti il mostro (dei quali in realtà era l’autore), il cui siparietto durò però ben poco (clicca qui).

La puntata si è conclusa in un modo che dovrebbe fare riflettere: Armando Bellelli, presentato come “esperto del mistero”, che rivela con grande soddisfazione alle telecamere come dopo l’interesse dei media e della televisione gli avvistamenti di Bennie si siano moltiplicati. Chiaramente questo è dovuto, secondo lui, non allo stesso meccanismo di psicosi collettiva ed esibizionismo che ogni anno fa segnalare avvistamenti di pantere (che poi si rivelano essere cani e gatti) lungo tutta la penisola, ma al fatto che grazie al coraggio dei primi testimoni, anche altre persone hanno deciso di uscire allo scoperto…

 fonte: criptozoo.com

Leave A Response »