LATINA – PISA = 3 – 1 . IL SOGNO TIFOSI FINISCE ALL’ULTIMO ATTO, MA AI NERAZZURRI SI PUO’ RIMPROVERARE BEN POCO…

L'Eco del Monte e del Padule 17 Giugno 2013 0
LATINA – PISA = 3 – 1 . IL SOGNO TIFOSI FINISCE ALL’ULTIMO ATTO, MA AI NERAZZURRI SI PUO’ RIMPROVERARE BEN POCO…

Dopo aver tifato, gioito ed infine incassato la delusione

del risultato del campo (un 1 – 3 alquanto bugiardo), proviamo a commentare in maniera imparziale il match di ieri pomeriggio al Francioni di Latina. “Imparziale” potrebbe apparire eufemistico perchè la sfrenata passione per i colori nerazzurri andrà inevitabilmente a contrastare inevitabilmente l’obiettività del cronista, ma tant’è… Ma andiamo per ordine: il Pisa si presenta all’appuntemento più importante della stagione privo di alcuni elementi cardine della squadra (in testa la defezione di capitan Favasuli, decisivo al Curi di Perugia con il gol qualificazione segnato al 42′ del secondo tempo, ma ancor più importante per gli equilibri psichici e morali dei giovani compagni). Il Latina al contrario, si presenta in formazione tipo, forte del vantaggio acquisito al termine della regular season – e tale fattore risulterà decisivo nell’esposizione finale dei rossocrociati alle ripartenze dei pontini nella seconda metà dell’incontro), e di un bagaglio di esperienza cui gli uomini di Mister Pagliari possono contrapporre la sfrontatezza della giovane età.

La partita mostrava subito un volto ben diverso rispetto a quella dell’andata di 7 giorni fa all’Arena, con i 22 in campo intenzionati a darsi battaglia per i 90 (alla fine saranno 120) minuti, ma appariva evidente fin dalle prime battute che la velocità superiore degli esterni offensivi del Latina (il coloured Agodirin e, in misura minore Barraco) sarebbe potuta risultare decisiva.

Il Pisa rispondeva colpo su colpo, squadra corta, compatta e mai in evidente difficoltà, fino a che, al 19′ del primo tempo, una “magia” del giovane Barberis su punizione dal limite (il fallo era stato del centrale dei padroni di casa Cottafava su Leonardo Gatto che si stava involando in solitudine verso il portiere dopo essersene liberato), sbloccava il risultato ed apriva ai nerazzurri ospiti, temporaneamente, le porte della B.

A questo punto si apriva un’altra partita, con il Latina impegnato a riagguantare il pari necessario a garantirle la promozione alla categoria superiore, ed il Pisa a difendere il preziosissimo vantaggio; e, dati alla mano, i padroni di casa collezionavano ben poche azioni degne di nota in quanto a pericolosità, se si eccettuano le estemporanee accelerazioni del velocissimo Agodirin cui abbiamo già accennato (contenuto a stento ed con qualche fallo di troppo dai difensori del Pisa, in particolare da Sabato).

I pontini mostravano anche qualche segno di nervosismo che portava alla ammonizione (lo stesso Agodirin, Milani, Sacillotto, e Barraco) ed ai tentativi di provocazione che l’esperta formazione di Sanderra tentava di mettere in atto, ma proprio quando le due squadre pensavano già all’agognato intervallo (si giocava sotto un sole rovente con temperatura torrida), un traversone senza pretese di Barraco dalla tre quarti coglieva nettamente impreparata la retroguardia nerazzurra pisana, ed un Colombini in colpevole ritardo lasciava il macchinoso Jefferson indisturbato nel colpire di testa da poco entro l’area: la perfetta parabola disegnata dal centravanti brasiliano si insaccava nel sette alla destra dell’esterrefatto Sepe, che nulla poteva per impedire il pareggio in extremis del Latina.

Abbastanza risentita la reazione del tecnico Pagliari (fuori luogo secondo lui un recupero così lungo al termine della prima frazione, ma sinceramente i 3′ ci stavano…); resta l’amarezza di aver lasciato quei due metri di libertà che hanno permesso al fino ad allora mai pericoloso Jefferson di impattare in assoluta solitudine un invito che non pareva assolutamente pericoloso.

Nel secondo tempo la gara assumeva così un nuovo contorno: era il Pisa, adesso, a dover premere sull’acceleratore per guadagnarsi l’intera posta. E gli uomini di Pagliari ci provavano non sempre con la necessaria lucidità – complice il caldo terribile che ha indubbiamente fiaccato le residue forze dopo un’intera stagione -. Ma il Pisa riusciva comunque nell’impresa di schiacciare il Latina nella sua metà campo, ottenendo però solamente alcune occasioni “potenziali” con delle conclusioni dalla media distanza ed un tiro di Gatto liberatosi abilmente dei diretti marcatori che sfiora il sette dell’immobile Bindi. Proprio allo scadere dei 90′ regolamentari Leo Perez (nel frattempo subentrato a Scappini), poteva regalare un sogno ai numerosissimi tifosi che avevano seguito la trasferta del Pisa nel Lazio: la sua conclusione bassa da fuori faceva la barba al palo alla destra dell’estremo difensore di casa, apparso in netto ritardo per l’intervento.

Si arrivava così ai tempi supplementari con i ragazzi di Dino Pagliari ormai spremuti fisicamente, e qui si evidenzia ancor di più l’impossibilità oggettiva di opporre adeguate contromisure alle ripartenze del Latina. Su una palla “sparacchiata” in avanti senza troppa convinzione dai centrocampisti di casa si lanciava con uno scatto degno del miglior Bolt l’ala Agodirin, che, seppur in posizione decentrata rispetto alla porta, anticipava nettamente Sepe che non poteva evitare l’impatto. Rigore netto ed espulsione diretta.

I sogni del Pisa si infrangevano alla trasformazione di Cejas.

In porta, avendo terminato i cambi a disposizione, andava il “pisanissimo” Colombini, che riuscirà dopo pochi minuti a neutralizzare un secondo tiro dal dischetto dello stesso Cejas, assegnato per un netto intervento di Sabato (anche lui espulso). Ridotto in 9 uomini e sotto nel punteggio, il Pisa era costretto ad alzare bandiera bianca, e sembrava anche troppo severa l’ulteriore punizione del terzo sigillo (Burrai 1′ s.t.s.).

Restano alla squadra di Battini (il Presidente si è detto pronto fin da subito a non lasciare niente di intentato per ritentare l’assalto alla B già dal prossimo anno) i rimpianti per una buona parte della stagione disputata a livelli inferiori alle attese, ma anche il ricordo di una formazione che, nell’era Pagliari, è stat capace di imporre la propria legge per ben 15 partite consecutivamente conclusesi con la vittoria.   

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