Un pezzo di Buti in vendita, e con esso una fetta di storia del territorio che
rischia di finire in mani straniere. “Niente di nuovo sotto il sole”, se non fosse
che la vendita di un intero Borgo 700esco non fosse finita sul mercato del
lontano oriente. Un articolo apparso questa mattina su “La Nazione” riferisce
della presenza in rete da qualche tempo del sito www.vendereaicinesi.it
interamente dedicato alle offerte ai nuovi “Paperoni” dagli occhi a mandorla.
Ma ma il Borgo di Cintoia situato a pochi chilometri da Buti, parte di quella
Valle di Badia già nota per l'incantevole paesaggio e posizione, rappresenta
un serbatoio di storie e tradizioni tale da non poter essere svenduto a
chicchessia. “Lo sappiamo bene” confessa il proprietario raggiunto
telefonicamente ”Purtroppo l'andamento dell'economia non è affatto
tranquillizzante per poter giustificare un intervento di recupero oltremodo
gravoso per gli ovvii vincoli imposti dalle autorità”. Vincoli già previsti 4 anni
or sono (quando gli attuali proprietari acquistarono in massa il terreno di
oltre 3,6 ettari con le relative strutture) “Tra gli edifici figura una cappella un
tempo parte di una Chiesa del tutto simile alla Basilica di San Piero a grado
(caposaldo del romanico-pisano e unica costruzione sacra con la presenza
di tre absidi)” dice Francesco Bandecca, responsabile con il suo studio dei
lavori di recupero e profondo conoscitore della storia locale. “Le origini del
centro affondano nell'alto medio evo: dapprima baluardo goto, poi longobardo
e con la costruzione della Chiesa testè citata ed ora non più esistente, tappa
fondamentale di quel tratto di via Francigena che da Lucca non proseguiva
verso Altopascio e Fucecchio per raggiungere Monteriggioni, ma passava
da Castelvecchio, Bientina, e Castelfalfi. La Chiesa di Cintoia, prima di
essere smontata pietra su pietra in epoca 800esca - in previsione del
prosciugamento del lago Sextum - era sopravvissuta a tre diverse distruzioni
perpetrate da eserciti nemici”. Ancor oggi non è dato conoscere l'effettiva
estensione dell'abitato, ma certamente non doveva trattarsi di poca roba
se è vero che “il villaggio si estendeva da Cintoia fino a Castell'arso” precisa
il Geometra Bandecca “località posta a diverse centinaia di metri dal
tracciato della via
Romea (o Francigena) che ne costituiva il limite settentrionale”. Il toponimo
di Castell'arso tradisce quanto emerge dalle ricerche effettuate da Francesco
Bandecca: “Castell'arso, distrutto e “bruciato” da quel Castruccio Castracani
scomunicato ne 1327 per questa ed altre imprese contrastanti il potere
temporale della Chiesa”.
Potremmo andare ben oltre nel riportare l'enorme patrimonio culturale che
abita in questi luoghi, tanto che la domanda sorge spontanea: sapranno i
potenziali clienti cinesi, valorizzare e rispettare quanto acquistato grazie al
loro prepotente strapotere economico ?
VEDUTA AEREA DEL BORGO
Dovremmo essere contenti, intanto perchè non porteranno via nulla e senz’altro sarà restaurato ..altrimenti finisce tutto “all’italiana”… sono soltanto gli stranieri che stanno salvando , restaurando tutto il patrimonio contadino e altre strutture ,testimonianze di un passato che altrimenti sarebbe distrutto..dall’incuria e dell’abbandono