PONTEDERA SCEGLIE RENZI, E LA VALDERA SI ACCODA.

L'Eco del Monte e del Padule 27 Novembre 2012 0
PONTEDERA SCEGLIE RENZI, E LA VALDERA SI ACCODA.

Pontedera ha contribuito al clamoroso risultato avutosi alle elezioni primarie del PD svoltesi domenica scorsa. Sia in termini di partecipazione popolare (seggi frequentatissimi fin dalle prime ore del mattino, tanto per non usare la trita espressione “presi d’assalto”…), sia per l’esito finale dell’espressione del voto che ha visto il candidato “nuovo”, il giovane Sindaco di Firenze, riuscire a scardinare un feudo dell’integralismo “rosso”. Era in un certo modo prevedibile che Renzi riuscisse ad ottenere un risultato più che apprezzabile nella “sua” Firenze, ma a Pontedera e nei Comuni dell’Unione Valdera, dove tutto l’apparato si era scheirato compatto (salvo poche eccezioni) a favore di P.G., l’uomo del Partito, è stata una vera sorpresa.  Soltanto al Romito e nella frazioncina di La Rotta, storico feudo ‘rosso’ del Comune di Pontedera (comunisti e socialisti insieme hanno sempre battuto la Dc anche quando, negli anni Cinquanta, a livello nazionale era il primo partito) Bersani ha battuto Matteo Renzi. Ma di poco. «Sento dire — commenta Marco Papiani, renziano pontederese della prima ora e assessore al bilancio di Palazzo Stefanelli — che il successo di Renzi anche a Pontedera è stato influenzato dalla partecipazione al voto di persone che non avevano mai votato per il centrosinistra. Ma non vedo una contraddizione perché da persona che ha a che fare con i numeri consto che se andassero a votare gli stessi elettori della volta scorsa, il centrosinistra non non vincerebbe le elezioni. Insomma, abbiamo bisogno di più voti». E questa infatti è una questione che ha tenuto banco a lungo nel corso delle scaramucce pre-elettorali; i Bersaniani (probabilmente ben informati dalla oliata macchina elettorale del Partito e dagli istituti di sondaggio interni che li avvertivano che la partita sarebbe stata assai dura) integerrimi nella loro posizione di chiudere le porte delle cabine elettorali ad elettori di non provata fede comunista, i Renziani più aperti e possibilisti (a loro volta consci del fatto che se il voto fosse stato espressione solamenti dei “duri e puri” la contesa non avrebbe nemmeno avuto ragione di essere giocata…).

Tornando a Pontedera, i «renziani» Papiani e il vicesindaco e responsabile degli aiuti ai popoli del terzo mondo, Massimiliano Sonetti, in fascia tricolore, erano ieri mattina nell’aula consiliare ad accogliere Aminatou Haidar. attivista dei diritti umani Saharawi. Il sindaco Simone Millozzi, invece, non c’era «perché impegnato in un’altra iniziativa», hanno spiegato in Comune. Ma anche Papiani, come già Sonetti domenica notte dopo lo spoglio delle schede, né minaccia né prevede scossoni nell’amministrazione comunale di Pontedera. Al cui indirizzo una critica viene mossa da Giacomo Maccheroni, leader dei socialisti alleati col Pd a Palazzo Stefanelli ed ex Sindaco della città della “Vespa” negli anni ’80, che vede la vittoria di Renzi come «una conseguenza del progressivo distacco che da tempo vedo e denuncio tra i cittadini e i palazzi anche locali della politica e del potere».

DOPO aver ammesso candidamente la sua delusione, il «bersanianissimo» segretario del Pd, Antonio Pasquinucci, parla della necessità di «un esame di cosa è successo partendo dal fatto che a queste primarie hanno votato Pontedera quasi 800 persone in più. E probabilmente qui ha attinto Renzi. Ma non prevedo conseguenze concrete nella politica cittadina, e ora lavoriamo per il ballottaggio».

Ieri mattina in comune c’erano anche Angela Pirri, ricercatrice universitaria di origine calabrese, e Selene Caselli, studentessa, referenti del comitato per Renzi. «Se abbiamo ottrenuto questo risultato — dice Angela — è perchè anche a Pontedera abbiamo ripreso a parlare di politica concreta, incontrando la gente sui temi della sanità, sul lavoro, sui grandi temi etici, mentre il Pd in questi ultimni decenni ha fatto soprattutto opposizione ai governi, pur deleteri, di Berlusconi…». Ma una calabrese ci può dare una sua opinione anche il perchè dell’insuccesso di Renzi nel Sud Italia. «Da Napoli in giù — risponde decisa — e nonostante che ci sia andato per questa campagna delle primarie, lo conoscono ancora poco».

fonte: La Nazione

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