METALLO URLANTE – di Francesco De Victoriis

L'Eco del Monte e del Padule 26 Settembre 2014 0
METALLO URLANTE –  di Francesco De Victoriis

PREFAZIONE. 

Il titolo del racconto (Metallo Urlante) è la traduzione letterale di quello della mitica rivista francese dedicata al fumetto ed alla musica heavy, nonchè di una famosa raccolta di racconti fantastici di Valerio Evangelisti del 1998.

A differenza dell’opera dello scrittore bolognese, maestro del genere gotico e insuperato cantore di atmosfere inquietanti e orrorifiche, il breve racconto che segue vuole mantenere intatta l’atmosfera di spensierata goliardia che accompagna ogni esibizione dal vivo della “band” protagonista.

Gli argomenti toccati e la forma volutamente “schietta” (talora esageratamente schietta…) utilizzata nello scritto potrebbero suscitare perplessità e risentimento nei lettori più sensibili, ma censurare o mascherare dietro giri di parole cervellotici, “politically corrected” ed ipocriti il messaggio dei “TOSSIC”, sarebbe stata un’operazione falsamente perbenista come la copertura delle pudende alle magnifiche sculture ed agli affreschi prodotti dai più grandi artisti rinascimentali italiani.

Ci perdonino il paragone irrispettoso gli esteti e gli amanti dell’arte, ma mettere il bavaglio ai “TOSSIC” avrebbe tolto veridicità al racconto ed inevitabilmente annacquato il messaggio contenuto in esso. Così come rimirare un “David” di Donatello o un “Perseo” con la foglia di fico avrebbe reso drammaticamente ridicolo un immortale capolavoro dell’arte.

I “Tossic” non hanno mai preteso di essere accostati ad artisti di genio come Michelangelo, Botticelli, Raffaello e compagnia bella, ma una serata con la loro musica (meglio ancora se in loro compagnia) è ancor oggi, a distanza di quasi 30 anni, indimenticabile.

Ci perdoneranno i “quattro” l’uso sfacciato del loro marchio, ma gli entusiastici commenti dei pochi fruitori di questo modesto resoconto degli  esordi della “band del cinghiale” ci hanno spinto alla pubblicazione su “L’Eco”, sì da poter raggiungere un numero più vasto di potenziali ammiratori.  Per color che solo dopo la lettura desiderassero saperne di più, ci permettiamo di suggerire l’indirizzo del sito ufficiale della band  www.tossic.it e pochi estratti della loro produzione musicale: BIRRA /  CAZZI DI PANE /  COME UNA IENA / CATARRO TRICOLORE

Buon divertimento,

Francesco De Victoriis

METALLO URLANTE

di Francesco De Victoriis

Un fotogramma tratto dal video “Birra” del 2013.

Pisa 28 febbraio 1987.

Centro Sociale autogestito “Macchia Nera”, in via Garibaldi 28, vicino ai Lungarni.

Uno stanzone con un palco improvvisato, la strumentazione che lascia un po’ a desiderare, una moltitudine di giovani impregnati di voglia di musica, passaggio obbligato per chiunque voglia far parlare di sé nel tessuto musicale underground degli anni ’80.

L’ambiente è assai carico, scaldato a puntino dagli abili gestori del locale, tanto ferrei nei loro ideali anarcoidi quanto illuminati nell’assecondare la voglia di aggregazione che pervade la Pisa di quegli anni.

Contestatori del sistema – come no ? – e sempre pronti nell’abbracciare qualsiasi forma di protesta proposta dalla controcultura giovanile; comunque ideatori, artefici e promotori di un locale frequentatissimo, quasi mitico, che farà parlar di sé anche dopo anni, anni ed anni…

Questa sera sul palco del “Macchia Nera”, già calcato da stars del calibro di “Johnny Minchione & i Debosciati” di Riglione, i “Kill Mrs. Tatcher” da Tripalle e le “Tendenze Suicide” (la prima band di Orzignano completamente al femminile), è la volta di una formazione esordiente di Zambra dal sound trash-metal e della quale in giro si dice un gran bene.

Isotta Serbelloni, la responsabile della programmazione musicale del Centro Sociale, è un’arcigna combattente femminista che conosce bene il fatto suo.

Appostata proprio accanto ai mixer ed al resto della strumentazione, reduce da tante battaglie che l’hanno vista protagonista nel passato anche recente, l’Isotta è pronta ad assolvere il suo ruolo precipuo di motivatrice, pronta ad infondere nei membri di quella giovane band la carica giusta, quella grinta che potrebbe venir meno tutto d’un tratto, una volta posti di fronte al pubblico del “Macchia Nera” che farà sentire il proprio fiato sul collo di quei ragazzi non ancora temprati dalla lotta.

Ma questi sono tosti” pensa l’Isotta “Questi fanno metallo incazzato quando i loro coetanei s’imbellettano gli occhi d’ombretto come quei froci dei Duran Duran o degli Spandau… Non pensano alle mode del cazzo che quei socialisti di merda milanesi ci intortano per addormentare la coscienza proletaria. Questi cianno le palle, cazzo ! Li ho scelti io… Proprio io..!!! ”

Ed entrano in scena, forse un po’ in punta di piedi, ma tranquilli e concentrati…

I primi accordi suonano a bestia. “Dài ragazzi… Fateli urlare ! Fateli saltare ! Spaccate tutto !!!” pensa l’Isotta.

La batteria picchia duro. “Sì, ci siamo ! Ci siamo, CI SIAMO CAZZO !!!”

SONO INCAZZATO COME UNA IENA / E TI SBORRO NELLA SCHIENA /

IO TI SCHIAPPO IL BUCO ANALE / PERCHE’ SONO UN GRAN MAIALE !”…

Un attimo di titubanza della responsabile della selezione delle bands, ma gli strumenti continuano a martellare, Cico (il cantante e front-man della band) urla delle altre “rime baciate”:

LO SO CHE SEI UNA TROIA / E TI TROMBO COME UN BOIA /

LO SO CHE SEI PUTTANA / E C’HAI ‘N CULO UNA BANANA !”

Sale sul palco l’Isotta, e con piglio marziale strappa il microfono di mano a Cico.

Scusate per i testi reazionari, incivili e fuori contesto. Ci dissociamo decisamente dalle parole appena udite, offensive e denigratorie del ruolo della donna. Tante battaglie sono state combattute per l’uguaglianza dei diritti, e tante compagne hanno sofferto umiliazioni e vessazioni…” primi mugugni d’insofferenza, ma da navigata capopopolo la Serbelloni sa che bisogna mantenere una parvenza di magnanimità nei confronti della folla ed assecondarne gli umori: “E’ sufficiente che mi diciate “basta” e io li faccio smettere subito…” afferma la pasionaria con sicumera, certa che gli acculturati pisani, indottrinati a dovere dalle lunghe frequentazioni delle aule dell’Ateneo, in massima parte universitari fuori corso, liceali plurischiappati o fancazzisti impenitenti, la seguiranno sino in fondo: “Ditemelo voi. Che faccio ? Li faccio smettere…?”

Una voce solitaria e un po’ impastata dalla birra si leva dall’impasse silenzioso e attonito:

MA TTI LEVI DI ‘ULO, BOTTINO !”

 A Pisa, quella sera del 28 Febbraio 1987, nasceva la leggenda deI TOSSIC…

Il “Mazza” sul palco, nell’imminenza della distribuzione degli immancabili gadgets al momento della riproposizione dell’immortale “CAZZI DI PANE”.

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