“Beata Panzanella”, gara gastronomica dedicata al tipico piatto povero toscano e al suo inventore

L'Eco del Monte e del Padule 21 Luglio 2018 0
“Beata Panzanella”, gara gastronomica dedicata al tipico piatto povero toscano e al suo inventore

I Colombini della Fattoria dei Barbi Montalcino | www.fattoriadeibarbi.it, celebri produttori di Brunello, sono la più antica famiglia documentata a Montalcino: nel 1352 Tommaso costruì il Castello di Poggio alle Mura e dopo pochi anni il Beato Giovanni predicò nella chiesa di S. Agostino.

Per ricordare sei secoli e mezzo di matrimonio con questa bella terra, i Colombini celebrano ogni anno a fine luglio la Festa Titolare del loro Beato: quest’anno in programma saranno tre i giorni di festa, sabato 28, domenica 29 e lunedì 30 luglio, in cui saranno aperte gratuitamente le parti storiche delle cantine di invecchiamento, i giardini privati e il Museo del Brunello a tutti i visitatori.

Da sabato a lunedì compreso ci saranno visite guidate gratuite – con orario 12:00, 15:30 e 17:30 – con racconti, aneddoti e curiosità e,domenica 29 luglio, per il secondo anno, la divertente “disfida della panzanella”, piatto che la leggenda vuole inventato proprio dal Beato Giovanni:un concorso gastronomico – Beata Panzanella – che invita tutti gli appassionati di cucina tradizionale toscana a mettersi in gioco e a presentare la propria interpretazione del piatto. 

Per iscriversi al concorso, prenotarsi per pranzo o cena o per avere ulteriori informazioni sulla Festa titolare del Beato Giovanni Colombini e sullagara Beata Panzanella

www.fattoriadeibarbi.it [email protected] | tel. 0577 841111 [sabato e domenica 0577 841205]

Così nacque la panzanella

Erano gli anni tremendi di metà Trecento, subito dopo la Peste Nera. Le campagne erano devastate, la gente era stremata. Il Beato Giovanni Colombini guidava una torma di miseri di città in città, affidandosi alla carità per sfamarli. Ma c’era troppo poco e nulla da donare, così Pienza gli chiuse le porte. Il Beato aveva solo due croste di pane per una moltitudine ormai priva di speranza. Con quel poco non poteva far nulla, così alzò gli occhi al cielo e pianse. Le lacrime salarono il pane e, miracolo, un olivo bruciato produsse nuovi frutti. Anche la terra improvvisamente verdeggiò di ortaggi. Il Beato ringraziò il Signore e con le mani spremette le olive traendone l’olio. Con quello condì il pane e gli ortaggi e per almeno una notte sfamò i bisognosi. Fu un miracolo di pietà e i nostri tempi disincantati non credono più a queste belle storie. Prendetelo allora come un gioco e godetevi la buona panzanella, creata dal mio avo Giovanni per amore di chi non aveva nulla” così scriveva Stefano Cinelli Colombini.

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